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Negli USA è allarme sulla sicurezza di disinfettanti e prodotti anti-batterici

di Maria Rita Montebelli

Dai disinfettanti per le mani, ai prodotti per l’igiene del corpo, ai detersivi, è tutto un fiorire di claim ‘anti-batterici’. Ma forse è arrivato il momento di vederci chiaro. Lo chiedono a gran voce all’FDA ricercatori, clinici e ambientalisti. Intanto alcuni gruppi ospedalieri e alcuni Stati USA mettono al bando prodotti come il triclosan. Il punto della situazione in un servizio del Wall Street Journal

17 FEB - Lavarsi le mani è uno dei gesti che più hanno contribuito alla salute e al benessere dell’umanità. E sulla validità di questa pratica, consacrata da Ignác Semmelweis, non c’è veramente molto da aggiungere.
Da qualche tempo però, si discute molto della validità e ancor più della sicurezza dei cosiddetti prodotti anti-batterici. E le opinioni delle aziende produttrici, come prevedibile, sono spesso in netto contrasto con quelle dei ricercatori e degli ambientalisti.
 
Wall Street Journal ha dedicato all’argomento un ampio servizio, annunciando tra l’altro che la Food and Drug Administration si pronuncerà sulla sicurezza di alcuni dei componenti utilizzati in questi prodotti il prossimo autunno. Un pronunciamento che andrà ad interessare i milioni di utilizzatori dei saponi e dei prodotti anti-batterici, ma soprattutto le aziende che si spartisconoun mercato di 5,5 miliardi di dollari e che rischia di trasformarsi letteralmente in bolle di sapone.
 
La questione che la l’FDA sarà chiamata a dirimere è se i saponi anti-batterici a base di alcuni ingredienti particolari siano realmente sicuri per la salute e per l’ambiente, ma soprattutto se la loro efficacia sia manifestamente superiore a quella di acqua e sapone nel prevenire le malattie.
Lo scenario peggiore per le aziende è che l’FDA si pronunci contro questi prodotti, costringendo così le aziende produttrici a modificarne radicalmente non solo la composizione ma anche iclaim in etichetta.
 
La revisione dei prodotti anti-batterici (dai disinfettanti, ai detergenti corpo-viso, ai detersivi per ambienti) riguarderà anche tutti i prodotti utilizzati negli ospedali, oltre a quelli per l’igiene del corpo, sia a risciacquo che senza, compresi i disinfettanti per le mani a base di alcol, sempre più di moda anche da noi.
 
Il principale composto sul banco degli imputati è al momento il triclosan, al centro di studi che suggeriscono la sua interferenza con alcuni ormoni e le conseguenti ricadute sul funzionamento della tiroide, sulla salute riproduttiva e sulla crescita. E c’è anche chi sospetta che il dilagante uso dei cosiddetti anti-batterici stia contribuendo a selezionare dei ceppi resistenti agli antibiotici.
 
“Ormai siamo in grado di rilevare nel sangue la presenza di piccole quantità di ingredienti contenute in questi prodotti – ha dichiarato al Wall Street Journal Theresa M. Michele, direttore della Divisione di farmaci non soggetti a prescrizione medica del Center for Drug Evaluation and Research dell’FDA – e tutto ciò che applichiamo sulla cute ha la potenzialità di essere assorbito nel corpo”. A questo punto, il consiglio è di lavarvi le mani con acqua e sapone – conclude l’esperta - visto che non ci sono evidenze inconfutabili di una superiorità di questi saponi antibatterici nel contrastare le malattie.
 
Per il momento l’FDA sta raccogliendo evidenze, pro e contro, relative a 22 sostanze chimiche. Come visto, le sostanze più ‘chiacchierate’ sono al momento il triclosan e uno stretto suo parente, il triclocarban, prodotti nati rispettivamente negli anni ’50 e ’60.
Il triclosan viene impiegato frequentemente nei saponi liquidi per le mani, ma si ritrova anche nei prodotti per l’igiene del corpo e per il viso, oltre che nei cosmetici e negli utensili da cucina. La sua funzione è di uccidere i batteri, proprio come gli antibiotici, che però vengono utilizzati per curare le infezioni, mentre il triclosan è impiegato per prevenire la diffusione di batteri patogeni verso persone sane.
 
Una delle preoccupazioni sollevate da alcuni gruppi di ricerca e recepita dall’FDA è che prodotti come il triclosan, che restano nell’ambiente e possono essere assorbiti dall’organismo, possano contribuire al fenomeno del’antibiotico-resistenza. E c’è anche chi anziché perdere tempo a preoccuparsi, ha già deciso di mettere le mani avanti. Nel Minnesota – ricorda il Wall Street Journal - una legge che entrerà in vigore il 1 gennaio del 2017, proibirà l’impiego di alcuni prodotti per l’igiene, dai saponi per le mani, ai bagnoschiuma a base di triclosan.
 
Ma altre nubi si stanno addensando all’orizzonte dell’universo dei ‘disinfettanti’ e riguardano prodotti utilizzati in alternativa al triclosan, quali il benzalconio cloruro, il benzetonio cloruro e il cloroxilenolo. L’American Cleaning Institute, che rappresenta oltre 140 aziende, ha formalmente chiesto all’FDA di sospendere il giudizio su queste sostanze per dar loro il tempo di fornire evidenze a loro ‘discolpa’, ma non si sa ancora se la loro richiesta verrà accolta dall’ente regolatorio americano.
 
Dal canto loro le aziende produttrici, nel caso di una messa al bando dei prodotti antibatterici, disegnano scenari apocalittici. Secondo le loro stime questo porterebbe ad un’impennata di infezioni e malattie; si conterebbero ad esempio 7,5 milioni di casi in più di infezioni alimentari (ad esempio da Campylobacter jejuni, Cryptosporidium, E. coli, Listeria, Salmonella, Shigella, Stafilococco aureo), mentre il danno economico per la collettività sarebbe dell’ordine di 38 miliardi di dollari l’anno.
 
Sul triclosan l’FDA per la verità si era già pronunciata nel 1978, quando lo aveva bandito dai saponi per le mani, non ritenendo provate al di là di ogni ragionevole dubbio né la sua sicurezza, né tanto meno la sua efficacia. Poi nel 1994 era tornata sui suoi passi, consentendone l’impiego ma continuando a che venissero prodotte nuove evidenze a favore. Finché nel 2010 – ricorda il giornale americano – il Natural Resources Defense Council ha fatto causa all’FDA per ‘il suo ritardo non ragionevole nel prendere provvedimenti’.
 
Per gettare acqua sul fuoco, l’FDA ha dunque emanato nel 2013 delle nuove regole, proponendo di non utilizzare il triclosan nei detergenti dei consumatori almeno fintanto che non fossero disponibili nuovi dati a supporto della sua safety ed efficacia e fissando una deadline ben precisa, quella del settembre 2016, per prendere una decisione definitiva rispetto al triclosan.
L’FDA ha anche incaricato il National Toxicology Program di indagare la possibilità che l’esposizione cutanea al triclosan possa risultare cancerogena e ha chiesto nuovi dati a supporto dell’utilità e della sicurezza dei disinfettanti per mani a base di alcol, che pur non essendo considerati una minaccia per la salute vengono utilizzati con grande frequenza (anche 100 volte al giorno) dal personale ospedaliero.
 
Ma intanto, nel 2014, la rivista Environmental Science & Technology pubblicava una review sul triclosan nella quale si legge che il triclosan è rintracciabile nella maggior parte dei corsi d’acqua ‘stelle e strisce’ e che è presente in elevate concentrazioni nelle acque fognarie delle città, ma anche nell’acqua potabile, per non parlare di urine e latte. Come dire che il triclosan resta un attimo sulle mani, ma diverse decadi nell’ambiente.
E un recente studio sud coreano pubblicato su Journal of Antimicrobial Chemotherapy – ricorda ancora il Wall Street Journal – ha dimostrato che lavarsi le mani per 20 secondi utilizzando sapone normale o sapone ‘anti-batterico’ ha esattamente lo stesso effetto nel ridurre la contaminazione prodotta da 20 ceppi batterici. Di risultato opposto invece uno studio americano del 2014, pubblicato su Journal of Food Protection supportato da American Cleaning Institute e da Personal Care Products Council che dimostra come dopo aver ‘spalmato’ di Shigella le mani di alcuni volontari e aver fatto lavare loro le mani con tre antibatterici, compreso uno a base di triclosan, le loro mani risultavano molto meno contaminate, rispetto a quelle di chi si era lavato con due saponi ordinari.
 
Vista l’aria che tira, i big dell’industria dei prodotti di pulizia hanno già preso provvedimenti. Così – ricorda il Wall Street Journal – la Henkel ha eliminato il triclosan da saponi per le mani e detersivi, rimpiazzandolo con il benzetonio cloruro; anche la Procter & Gamble e la Johnson & Johnson hanno abbandonato il triclosan, pur ritenendolo sicuro,nell’intento di recepire le preoccupazioni dei consumatori; Colgate Palmolive lo ha mantenuto solo nel suo dentifricio contro le parodontiti.
 
A precorrere le decisioni dell’FDA anche alcuni gruppi ospedalieri, quali il Kaiser Permanente che ha bandito tra le sue mura gli antibatterici a base di triclosan e ha deciso di vederci chiaro anche su altri 13 antimicrobici.
 
Maria Rita Montebelli

17 febbraio 2016
© Riproduzione riservata

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