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Diabete. In Italia assistenza efficiente e a basso costo


In Italia i costi per curare il diabete incidono per il 5,61% sulla spesa sanitaria e per lo 0,29% sul Pil. I valori più bassi rispetto a Germania, Francia, UK e Spagna, come emerge dal rapporto Burden of Disease, Cost and Management of Diabetes in EU5 Countries della London School of Economics, presentato oggi al Senato. Ma il 35% dei diabetici non ha ancora intrapreso il percorso assistenziale ottimale.

04 OTT - Il diabete cresce in tutto il mondo, anche nel nostro Paese, con un’accelerazione importante anno dopo anno. Secondo i dati Istat 2010, il 4,9% degli Italiani è colpito dalla malattia: erano meno del 3% all’inizio del secolo. A questi va aggiunto un’ulteriore 1-2% di persone che hanno il diabete ma non lo sanno. Al pari dell’avanzare della malattia, crescono i suoi costi per ogni sistema sanitario. Ma rispetto a Germania, Francia, UK e Spagna, l'Italia è il paese che spende meno per curare il diabete: il 5,61% sulla spesa sanitaria e per lo 0,29% sul Pil. Un risultato positivo, possibile soprattutto grazie alla diffusione ed efficienza dei centri specialistici in Italia.
Il risultato emerge da una recente analisi della London School of Economics che mette a confronto l’andamento della malattia diabetica nei cinque principali Paesi europei. Il rapporto Burden of Disease, Cost and Management of Diabetes in EU5 Countries, contestualmente al rapporto Italian Barometer Diabetes Report 2011: una roadmap per il diabete in Italia,  è stato illustrato in occasione di un incontro organizzato questa mattina  al Senato dall’Italian Barometer Diabetes Observatory, l’organismo istituito da Associazione parlamentare per la tutela e la promozione del diritto alla prevenzione, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, Diabete Italia con il supporto non condizionante di Novo Nordisk S.p.A., volto a presentare una roadmap per il diabete in Italia.
“Alcuni risultati dell’indagine della London School of Economics sono illuminanti - ha detto Antonio Nicolucci, Responsabile Dipartimento Farmacologia Clinica e Epidemiologia del Consorzio Mario Negri Sud e Coordinatore Data Analysis Board dell’Italian Barometer Diabetes Observatory -. Incrociando, tra l’altro, i dati ottenuti dai ricercatori d’oltremanica con il prodotto interno lordo, il Pil, si ottiene una fotografia di un’Italia ‘formica’: con una spesa per curare il diabete che è la più bassa tra i cinque Paesi: sia per incidenza sulla spesa sanitaria complessiva (5,61%), sia per quota di Pil (0,29%)”. Paesi come la Germania o la Gran Bretagna spendono in percentuale sul Pil rispettivamente l’1% e lo 0,67%, più del triplo e del doppio dell'Italia.
Tra le ragioni di questo positivo risultato italiano, secondo gli esperti, si può annoverare l’unicità del nostro sistema sanitario in diabetologia. “Il sistema Italia, che rappresenta anche per altri Paesi un modello da seguire, è caratterizzato dalla diffusa presenza sul territorio nazionale di un gran numero di ‘servizi specialistici di diabetologia’, che si sono nel tempo organizzati con strutture di team multi professionale – ha spiegato Stefano Del Prato, Direttore del Centro regionale di Riferimento per il Diabete dell'Adulto dell’Azienda Opedaliera Pisana, Ospedale di Cisanello -. Accanto a questi esistono ‘centri di diabetologia pediatrica’ , che si fanno carico dei giovani affetti da diabete di tipo 1. L’elemento di forte positività di questa ‘rete’ diffusa è l’omogeneità di comportamenti e obiettivi, sostenuta da una cultura specialistica clinica e scientifica apprezzata a livello internazionale”.
 
Non sono, però, tutte rose e fiori. Il rapporto Italian Barometer Diabetes Report 2011: una roadmap per il diabete in Italia mette, infatti, in luce una serie di criticità che devono essere affrontate: dal 35% circa degli italiani con diabete che ancora non hanno contatti con questa rete, e sono seguiti solo dal sistema delle cure primarie, alle diffuse disomogeneità strutturali e di efficienza tra i servizi di diabetologia sul territorio. “Il diabete è il paradigma di una malattia cronica ad alta diffusione e con grave impatto sulla qualità della vita del singolo e sulle condizioni socio-sanitarie della popolazione - ha detto ancora Del Prato -. Negli ultimi anni è stato potenziato soprattutto un modello orientato alle emergenze e al trattamento delle malattie acute”. “È necessario un cambiamento culturale, che promuova servizi di diabetologia a valenza territoriale più estesa, che concentrino al loro interno multiprofessionalità e multidisciplinarietà e che collaborino con la medicina generale coordinando le azioni di prevenzione e cura – ha concluso - un’organizzazione di competenze complementari, adeguate a dare risposta alle necessità di salute delle persone con diabete e di quelle a rischio di sviluppare la malattia”.
 
Il diabete non può essere sconfitto se non viene affrontato alla radice: prevenire è meglio che curare. “La prevenzione del diabete di tipo 2 nelle persone a rischio è possibile con interventi mirati a migliorare lo stile di vita; modesti miglioramenti delle abitudini alimentari e della sedentarietà sono sufficienti a ottenere significativi effetti; inoltre, gli interventi di prevenzione con lo stile di vita sono economicamente vantaggiosi”, ha spiegato Pierpaolo De Feo, Presidente dell’Italian Wellness Alliance e curatore del documento “Diabetes Physical Activity Report: gli stili di vita al centro dei programmi di prevenzione del diabete”, anch’esso illustrato nell’incontro odierno.
“Il nostro documento – ha proseguito De Feo - vuole sollecitare un intervento mirato, attraverso un Piano sanitario nazionale che guardi alla prevenzione di diabete tipo 2 e obesità, due pericoli imminenti, e che coinvolga sinergicamente le aree dell’istruzione, dei trasporti, del lavoro, del commercio, del territorio, le assicurazioni, l’amministrazione finanziaria e la sanità”. 
 
I rapporti presentati oggi, hanno sottolineato in piena sintonia Antonio Tomassini, Presidente della XII Commissione Igiene e Sanità del Senato, Renato Lauro, Rettore dell’Università Tor Vergata e Presidente dell’Italian Barometer Diabetes Observatory, e Umberto Valentini, Presidente di Diabete Italia, sono parte integrante di quel Progetto Nazionale nella lotta al diabete, protagonista dell’accordo di programma siglato dalle organizzazioni costituenti l’Osservatorio.
 
“È opinione comune tra gli opinion leader, gli stakeholder e i rappresentanti della società civile - ha spiegato Lorenzo Mastromonaco, Vice President Novo Nordisk Europe - che per combattere il diabete e ridurre notevolmente le sue complicanze sia necessario investire nella prevenzione e nella diagnosi precoce”. “La nostra aspirazione – ha concluso - è di contribuire, sostenendo l’Italian Barometer Diabetes Observatory e le sue attività, a promuovere il dibattito e il confronto in tutti quei contesti istituzionali, dove diventa sempre più necessario prendere decisioni urgenti per affrontare questa malattia”.
 


04 ottobre 2011
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