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Rapporto Osservasalute. Anelli (Fnomceo): “Spezziamo circolo vizioso disuguaglianze in sanità”


“La professione medica non può rimanere indifferente. Spezziamo il circolo vizioso delle disuguaglianze in sanità”. Lo ha detto Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, commentando i dati dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, che evidenziano disparità tra un luogo e l'altro della penisola.
 

20 FEB - Al Sud si muore prima, al Nord si vive più a lungo: a dirlo, questa volta, sono i dati dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, con sede presso l’Università Cattolica di Roma, resi pubblici in un focus sulle disuguaglianze di salute. Disuguaglianze a livello territoriale ma anche sociale: chi è più istruito vive di più e si ammala meno.
 
“I medici non possono restare indifferente – ha affermato Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, commentando lo studio – e infatti, più e più volte, anche il Consiglio Nazionale della Fnomceo è intervenuto per denunciare queste vistose disuguaglianze di salute, che inficiano gli stessi principi fondanti il nostro Servizio Sanitario Nazionale - l'universalità, l'uguaglianza e l'equità -, per comprenderne le cause, per trovare soluzioni”.
 
L’attuale sistema va riformato – ha continuato Anelli -. L’aziendalizzazione, fissando solo obiettivi economici e dimenticando la dimensione umana, ha schiacciato il rapporto medico-paziente e ha prodotto un apparato che finisce per penalizzare gli stessi cittadini. L’attuale ripartizione del fondo sanitario nazionale, che è perequato in ragione del numero di soggetti anziani, penalizza le Regioni del Sud e genera disuguaglianze. A questo depauperamento di fondi, al Sud, vanno sommati il disagio sociale, i bassi livelli di istruzione, le malattie, e, dulcis in fundo, la mobilità, i pazienti che vanno a curarsi in altre Regioni a spese della Asl di appartenenza, che sottrae ulteriori risorse al territorio. È, insomma, un circolo vizioso, che genera disuguaglianze anziché calmierale. Il sistema sanitario deve porsi obiettivi di salute, e deve porseli in maniera uguale per tutti. Un sistema solidale come il nostro non può accettare differenze così marcate tra nord e sud tra Asl ed Asl!”.
 
Che fare, allora?
“Tale disparità –ha  proposto il presidente – deve essere affrontata rivalutando i parametri di attribuzione del fondo sanitario, tenendo in considerazione fattori socio-economici come la povertà e la scarsa consapevolezza culturale o le condizioni ambientali, eliminando le disuguaglianze tra i 21 sistemi sanitari regionali, così come richiesto dal Consiglio nazionale della Fnomceo con una mozione approvata all’unanimità già nel 2016. Inoltre è auspicabile un aumento del finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale adeguato e coerente con le sue finalità istitutive e una sua equa ripartizione. Queste risorse andrebbero gestite con un meccanismo di democrazia partecipativa, coinvolgendo i cittadini nella rilevazione dei bisogni di salute e nella definizione dei piani di gestione, in modo da rendere più trasparente il processo”.
 
“Se così non sarà – ha concluso Anelli – il rischio è quello di trovarci con un Servizio Sanitario Nazionale con vaste aree di insostenibilità, che non riesce più a fornire le cure ai cittadini più deboli, e che si espone facilmente a essere vicariato da un sistema di assicurazioni. Ma noi non vogliamo una sanità a misura di entità del premio assicurativo, dove chi può permettersi di pagare viene curato in maniera adeguata e chi non può rinuncia. Noi vogliamo una sanità buona, sostenibile, uguale per tutti”.   

20 febbraio 2018
© Riproduzione riservata


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