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Liste d’attesa. Agnoletto e Raimondi scrivono a Grillo: “Un problema risolvibile. Se c’è la volontà politica di farlo”

di Vittorio Agnoletto e Albarosa Raimondi

La situazione in questi mesi è progressivamente peggiorata raggiungendo una forte criticità in alcune regioni. A beneficiare di questa situazione è la sanità privata ed in particolar modo le strutture private convenzionate con il Ssn. Dal come affrontare il "problema cronici" alla valutazione dei DG delle Asl, dalla gestione dell'intramoenia al negare la convenzione alle strutture private e accreditate che non rispettano i tempi di prenotazione, fino all'eliminazione del numero chiuso a medicina e alle scuole di specialità. Ecco alcune proposte per il ministro Grillo

20 GIU - La ministra della Salute Giulia Grillo ha più volte dichiarato che uno degli obiettivi prioritari del suo ministero è l’abbattimento delle liste d’attesa, fenomeno diffuso in tutta la penisola che vanifica il diritto alla cura sancito dall’art. 32 della nostra Costituzione e che crea disparità tra coloro che possono e coloro che non possono permettersi di ricorrere alla sanità privata.
 
I propositi manifestati dalla ministra sarebbero anche in grande sintonia con quanto stabilito dall’art. 3 della Costituzione: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…” . Lo scorso autunno, con grande battage pubblicitario, è stato istituito il numero verde 1500 al quale i cittadini potevano segnalare le abnormi liste d’attesa; ma, oltre all’effetto propagandistico, non è accaduto nulla: i centralinisti ascoltavano pazientemente le lamentele dei cittadini senza che ne conseguisse alcuna azione concreta.

La situazione in questi mesi è progressivamente peggiorata raggiungendo una forte criticità in alcune regioni, tra le quali ad esempio la Lombardia, dove è praticamente impossibile effettuare visite ed esami nei tempi definiti dalle normative: entro 72 ore per le visite urgenti (codice “U”); 10 giorni per il codice “B” (breve); 30 giorni per le visite e 60 per gli esami con codice “D”; entro 180 giorni per una visita programmabile (codice “P”). 

Gli esempi sono infiniti, non aneddotici, ma rappresentativi di una situazione ormai strutturale come risulta dalle numerossime segnalazioni che giungono ogni giorno a “37e2”, la trasmissione sulla salute di Radio Popolare che conduco da cinque anni e che abbiamo raccolto nel volume: “Sanità in salute? Il libro bianco della sanità lombarda”.

A beneficiare di questa situazione è la sanità privata ed in particolar modo le strutture private convenzionate con il SSN; costoro possono facilmente praticare il doppio binario spingendo il cittadino a rivolgersi alle prestazioni private a pagamento fornite nei medesimi locali nei quali il paziente è stato indirizzato proprio dal servizio pubblico. L’ultima segnalazione che mi è giunta riporta addirittura di un operatore del CUP, il Centro Unico di Prenotazione che, senza tanti problemi, ha consigliato al cittadino che protestava all’idea di dover aspettare oltre un anno per operare una cataratta evolutasi molto rapidamente, di rivolgersi a strutture private.
 
Abbiamo avanzato, attraverso una lettera pubblica rivolta alla minsitra Giulia Grillo, alcune semplici proposte derivanti dalle lunghe esperienze maturate nell’esercizio della nostra professione medica
 
A nostro parere sarebbe necessario:
1. affrontare il “problema Cronici” con un semplice accorgimento: fissare, come avveniva in passato, già al momento di una visita e/o in occasione della dimissione ospedaliera, l’appuntamento per la successiva visita di controllo; si risparmierebbe così tempo, denaro e il paziente sarebbe sicuro di essere seguito dallo stesso specialista o almeno dalla stessa equipe;
        
2. collegare l’Intramoenia, cioè la libera professione svolta dai medici ospedalieri dipendenti di ospedali pubblici, all’inesistenza di liste di attesa e allo svolgimento di tali visite private in orari pomeridiani o al sabato, in modo da non intralciare la normale attività ambulatoriale del SSN;

3. considerare l’abbattimento delle liste d’attesa come uno dei principali criteri di valutazione nella scelta e nella conferma dei Direttori Generali delle ASL (in Lombardia sono le attuali ATS) e degli Ospedali, non limitandosi, come avviene attualmente, al solo pareggio di bilancio. Peraltro l’efficienza e l’efficacia dei servizi sanitari da parte dei Direttori Generale è previsto dal Decreto leg.vo 502/92;   

4. negare la convenzione a quelle strutture private, anche già accreditate, che non rispettano i tempi di prenotazione, che non mettono a disposizione del SSN un numero minimo, inserito nella convenzione, di esami e visite all’anno. Inoltre, poiché tali strutture spesso si avvalgono di specialisti dipendenti degli ospedali pubblici, sarebbe bene che ciò venisse svolto in orari e con modalità tali da non intralciare la normale attività istituzionale svol ta dalle strutture sanitarie pubbliche;

5. abolire i tetti di spesa, o almeno sostituirli con forme di controllo più consone alle reali necessità della popolazione; attualmente consistono in budget annuali (calcolati in base alla spesa dell’anno precedente) assegnati agli ospedali in modo rigido: il risultato è che, ad esempio in Lombardia, ad ottobre i budget vengono esauriti, con conseguenti aumenti dei tempi di attesa e quindi delle liste di attesa e tranne per i casi urgenti, le visite e gli esami vengono rinviati all’anno successivo.
 
Un altro provvedimento indispensabile al fine di correggere la progressiva riduzione del personale medico, che è una delle ragioni del deficitario funzionamento del SSN e del formarsi delle liste di attesa, consiste:
6. nell’eliminazione del numero chiuso a medicina e alle scuole di specialità. Si ricorda che anche in questo caso l’introduzione del numero chiuso è un provvedimento degli ultimi anni.   
 
Infine abbiamo chiesto alla ministra di inviare degli ispettori e/o di far effettuare indagini “a campione” da soggetti indipendenti, presso le varie strutture sanitarie del Paese per valutare la gravità dei disservizi, in modo da poter adottare adeguati provvedimenti concreti, considerato che spesso non è possibile fidarsi dei report autocompliati dalle regioni.
 
Ci auguriamo di ricevere a breve una risposta della Ministra con l’annuncio di iniziative concrete ed immediate. 
 
Prof. Vittorio Agnoletto
Medico

Docente di Globalizzazione e Politiche della Salute all'Università degli Studi di Milano
 
Dott.ssa Albarosa Raimondi
Medico
Già nella direzione sanitaria del Policlinico di Milano

20 giugno 2019
© Riproduzione riservata


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