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Scudo penale e civile post Covid. Tre proposte da condividere tra tutti gli attori del sistema salute

di P.G.Macrì, G.Grasso. V.Giannotti

E’ emersa nel dibattito sul tema una comprensibile ma non condivisibile, divisione che si sta prospettando tra alcune associazioni rappresentative dei professionisti e altri enti o associazioni di tutela degli interessi delle strutture sanitarie. Tale pericolosa opposizione dovrà subito trovare soluzione nell'interesse dei professionisti, del SSN e, segnatamente, dei cittadini italiani

08 APR - A fronte dei ripetuti attacchi di questi ultimi anni a professionisti della sanità ed al SSN, la catastrofe biologica indotta dalla pandemia ha invece evidenziato il poderoso e qualificato impegno profuso da medici, infermieri e tutte le professioni sanitarie insieme alla capacità di resilienza del nostro sistema sanitario pubblico, universale e solidaristico.
 
Gli eroi di oggi non devono essere i dimenticati domani. E’ davvero il momento di atti ed azioni concrete per la valorizzazione del lavoro, delle competenze, della dedizione dei professionisti della sanità. E questo deve impegnare tutti, anche i media in passato troppo impegnati solo nelle campagne contro la malasanità così come deve cambiare il rapporto tra management e professionisti ridotto a volte a subalternità di questi ultimi con le note conseguenze di demoralizzazione e demotivazione.
 
Il riconoscimento e il nuovo apprezzamento del ruolo professionale di medici e infermieri incoraggerà i professionisti ad ancor meglio operare nella difesa della salute pubblica.
 
Orbene, in questi giorni abbiamo potuto osservare un vivacissimo dibattito, volto a ottenere una decretazione d'urgenza che, riconoscendo la speciale situazione in cui professionisti e strutture si trovano attualmente a operare, possa costituire uno scudo agli attacchi giudiziari che costoro potrebbero subire essendo costretti a lavorare, spesso privi di mezzi adeguati, in situazioni altamente drammatiche e stressanti.
 
Tutte le forze parlamentari hanno dapprima riconosciuto il particolare impegno ed il pericolo che stanno correndo medici ed infermieri e, quindi, hanno ritenuto necessario uno scudo per la responsabilità penale e civile che si configuri in una moratoria delle richieste risarcitorie per fatti occorsi durante il periodo di emergenza nazionale.
 
E’ emersa nel dibattito anche una comprensibile ma non condivisibile, divisione che si sta prospettando tra alcune associazioni rappresentative dei professionisti e altri enti o associazioni di tutela degli interessi delle strutture sanitarie.
 
Tale pericolosa opposizione dovrà subito trovare soluzione nell'interesse dei professionisti, del SSN e, segnatamente, dei cittadini italiani.
Laddove la controversia non si risolvesse si rischierebbe infatti di perdere un'occasione storica di riscatto dei professionisti e del sistema pubblico di sanità e sicurezza sociale.
 
E' giusto dibattere e doveroso analizzare le tematiche anche da punti di vista e interessi potenzialmente confliggenti ma occorre avere sempre presente l'obiettivo ed il momento di grande opportunità che si rischierebbe di vanificare.
 
Dobbiamo sentirci tutti parte di un sistema forte che chiede al legislatore e all'esecutivo, considerazione, rispetto, mezzi e strutture adeguate per poter validamente profondere, in favore dei cittadini, quelle altissime competenze e quelle capacità che si stanno manifestando oggi nella realtà.
 
Pertanto, vogliamo avanzare nostre proposte che possano riunire tutte le parti di questo straordinario sistema in una fase costruens sui seguenti obiettivi.
 
La prima
La necessità di uno scudo sulla responsabilità professionale sanitaria che tuteli medici ed infermieri dal rischio penale, civile ed erariale e, di conseguenza, le aziende dal dover versare a terzi, in forma di risarcimento, soldi del proprio bilancio, destinati alla prevenzione, alla cura, alla riabilitazione ed alla sperimentazione. Si tratta di “scudare”, professionisti ed aziende, contro domande risarcitorie esclusivamente ingenerate da errori sanitari o da decisioni amministrative assunte, dalle direzioni e dai dirigenti, in situazioni di necessità e di stress forse paragonabile a quelle dei professionisti della sanità.
 
Resterebbero, invece, non modificati i rapporti interni ovvero tra professionisti e dirigenza delle strutture. Gli emendamenti dovrebbero essere apportati alle norme della Legge Gelli (24/2017), prevedendo che delle condotte agite dai sanitari e dalle strutture, in relazione e durante lo stato di emergenza pandemico, si possa rispondere esclusivamente a titolo di dolo o colpa grave e, contemporaneamente, sospendendo, per gli esercenti le professioni sanitarie, ogni forma di rivalsa come attualmente prevista dall'art. 9 della stessa Legge. I professionisti saranno così tutelati sia sotto l'aspetto penale che civile ed erariale e potranno, pertanto, godere della debita tranquillità negli anni successivi al termine dello stato emergenziale.
 
Dobbiamo evitare che i medici, gli infermieri e le strutture sanitarie, possano continuare ad essere percepiti come patrimoni, facilmente aggredibili, segnatamente da alcuni - poco professionali - professionisti del diritto che, in forma privata o nascosti dietro associazioni che combattono la malpractice, lucravano abbondantemente ed indisturbati nei sempre più ristretti pascoli della sanità. Ciò non deve più accadere. Pertanto, proponiamo un emendamento che presenta validi elementi deflattivi: all'art. 8 della Legge 24/2017, si potrebbe aggiungere un articolo 8 bis, così formulato “nelle controversie civili aventi ad oggetto la responsabilità degli esercenti le professioni sanitarie e delle strutture sanitarie e pubbliche o private, non può essere disposta la compensazione delle spese processuali ad eccezione dei casi di reciproca soccombenza o di assoluta novità della questione di diritto trattata”.
 
Troppo spesso vediamo come, anche quando i professionisti o le strutture riescono a dimostrare di aver bene agito vincendo la causa civile, venendo quasi di norma, dai magistrati, disposta la compensazione delle spese processuali, gli stessi sono tenuti a pagare le proprie spese mentre il soccombente (che ha intentato una causa infondata), se sostenuto da uno di quelli avvocati o da una di quelle associazioni, non paga nulla. Dobbiamo tornare, anche in ambito sanitario, ad affermare un principio generale del diritto ovvero che, con le dovute e sopra dette eccezioni, le spese processuali seguono la soccombenza: chi perde paga.
 
E' facile prevedere che, laddove in tal senso si legiferasse, molti avvocati rifletterebbero maggiormente e svilupperebbero una più equa sensibilità professionale, astenendosi dal proporre cause esplorative ed infondate.
 
La Seconda
Indennizzo per le vittime. Lo strumento può essere la legge 210/92 allora pensata per i danni causati da sangue infetto e dai vaccini. I benefici di tale legge potrebbero essere applicati anche ai soggetti che abbiamo riportato danni irreversibili a causa di infezione con documentata sieropositività SAR-LOV-2 contratta in o0ccasione ed a causa del lavoro in ambito sanitario e sociosanitario nel periodo compreso tra 8 marzo ed il termine della emergenza pandemica.
Ovviamente questo presuppone una congrua dotazione finanziaria.
 
La Terza
Copertura assicurativa INAIL. Già INAIL con la circolare 13/2020 ha chiarito la sua responsabilità a fornire tutela assicurativa agli operatori sanitari che abbiano contratto il coronavirus in quanto ammalati in occasione di lavoro con la copertura anche del periodo di quarantena e si specifica “ai lavoratori dipendenti ed assimilati” . Occorrerebbe che negli “assimilati” rientrassero tutte le figure sanitarie e sociosanitarie, dai convenzionati, ai medici di medicina generale, ai pediatri di libera scelta, ai farmacisti, agli operatori addetti alla sanificazione, agli operatori tutti che operano a diverso titolo nelle strutture sanitarie e sociosanitarie, pubbliche e private. A copertura di quanto necessario si potrebbe pensare anche ad un contributo di solidarietà delle assicurazioni.
 
In conclusione, il momento è drammatico, la posta è alta e contempla il riscatto del prestigio degli esercenti le professioni sanitarie, la sostenibilità del SSN e la salute dei cittadini.
 
Auspichiamo che le parti di questo sistema possano e vogliano ritrovare, nelle comuni finalità, visione unitaria e programmare interventi legislativi di effettiva tutela per tutti.
 
Professor Pasquale Giuseppe Macrí
Direttore AF dipartimentale Medicina Legale e responsabilità professionale USL Sud-Est Toscana

 
Dottor Giovanni Grasso
Presidente OPI Arezzo

 
Vasco Giannotti
Comitato Scientifico Gutenberg Sicurezza in Sanità


08 aprile 2020
© Riproduzione riservata


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