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Caro ministro, la scelta tra dipendenza o convenzione per i Mmg “è” il cuore della vicenda

di Antonio Panti

Ecco perché non sono d’accordo con quanto detto ieri al congresso Fimmg da Speranza. Banale buon senso impone di avviare qualsiasi discussione sul nuovo assetto della medicina del territorio avendo ben chiaro questo punto, o dipendenza o convenzione. Lo stato giuridico influenza l’organizzazione e incide sul modello operativo. Certamente non sugli aspetti etici o deontologici, che sono identici per tutti i medici, ma sul comportamento degli operatori

08 OTT - “La dipendenza dei medici generali non è il cuore della vicenda, è un tema da discutere in un secondo momento, chi vi insiste ora vuol alimentare lo scontro”. Queste le dichiarazioni del Ministro Speranza al Congresso Nazionale della FIMMG, per come le riportano i giornali.
 
Non sono d’accordo neppure come spunto retorico in un discorso congressuale. Banale buon senso impone di avviare qualsiasi discussione sul nuovo assetto della medicina del territorio avendo ben chiaro questo punto, o dipendenza o convenzione. Lo stato giuridico influenza l’organizzazione e incide sul modello operativo. Certamente non sugli aspetti etici o deontologici, che sono identici per tutti i medici, ma sul comportamento degli operatori.
 
Il passaggio alla dipendenza pone tali e tanti problemi da renderlo praticamente impossibile e basti pensare, ad esempio, al pagamento delle pensioni ENPAM in essere, qualora venissero a mancare i contributi degli attivi, versati all’INPS e non più all’ENPAM. Ma i problemi per i cittadini sarebbero ben diversi, prima di tutto la questione della fiducia e della possibilità di cambiare medico - unica libertà ancora consentita dal sistema - che non so come potrebbe essere mantenuta se il rapporto d fiducia dovesse trasferirsi dal medico alla struttura.
 
Ma le questioni più rilevanti sono due, la prossimità e la capillarità dell’assistenza. I documenti pubblici finora approvati prevedono la costituzione di una casa della salute (o come si chiamerà) ogni 30.000 abitanti circa, tenuto conto della geografia. In queste case della salute sono offerte molteplici prestazioni, quelle fondamentali dei medici generali, poi dell’infermiere di famiglia, dell’assistente sociale, del segretariato e di alcuni specialisti. E’ prevista un’apertura almeno h12 e una disponibilità h24. Avremo quindi case della salute che rispondono a quartieri cittadini fino a quelle che copriranno vastissimi territori.
 
Una cosa non è chiara: restano o no in vita le migliaia di studi medici nelle frazioni, succedanei allo studio principale del medico? La questione è dirimente per i cittadini, in particolare cronici anziani. I medici generali avranno tutti l’ambulatorio nella casa della salute o manterranno l’attuale distribuzione geografica che risponde a criteri di concorrenza interna e quindi al vantaggio dei cittadini?
 
La prossimità può essere un problema più semplice anche se la distanza tra la casa della salute e molte frazioni può essere di decine di km attraverso strade difficili. L’auto è uno strumento di lavoro, il medico dipendente userà la propria? E quante ne dispone la ASL? L’auto deve essere disponibile per ciascun medico perché le visite a domicilio possono sovrapporsi. Inoltre occorre inventare un sistema semplice sul piano contabile e budgettario.
 
Il vero problema tuttavia è la capillarità dei servizi ambulatoriali. Se tutti i medici operano nella casa della salute si può calcolare che 30 MG per 30.000 abitanti necessitano, pur alternandosi, di 10/15 stanze arredate, almeno 3 sale d’attesa e che entreranno nell’edificio circa 200 persone al mattino e altrettante nel pomeriggio, insieme a chi necessita degli altri servizi presenti.
 
E se invece si volessero mantenere gli ambulatori periferici? Il che sembra una scelta obbligata perché non si può neppure lontanamente pensare che l’ambulatorio del proprio medico sia lontano mezz’ora di macchina. Allora questi ambulatori debbono essere acquisiti e gestiti. Il che pone problemi amministrativi e pratici. Si affida la gestione ai medici? Insomma i mille problemi della quotidianità cui ciascuno ripara da sé come si affrontano?
 
La capillarità è fondamentale sia per i cittadini , che in tal modo sono assistiti meglio sul piano proattivo della medicina di iniziativa e ricorreranno meno ai servizi specialistici, sia per il servizio che, come è dimostrato, spende meno e meglio quanto più sono capillari e periferizzati i punti di offerta.
 
Però lavorare nel proprio ambulatorio o in quello del servizio è diverso. E ancora diverso sarebbe il comportamento del personale a contratto con un gestore privato accreditato come si prospetta nel documento Stato Regioni sui servizi domiciliari.
 
Il Ministro ci rifletta bene. Qualsiasi stato giuridico, dipendente o libero professionale, porta vantaggi e svantaggi ai lavoratori ma I problemi concreti non sono dei medici ma dei cittadini e del servizio sanitario.
 
Antonio Panti       

08 ottobre 2021
© Riproduzione riservata


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