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Tubercolosi. Quaranta casi in Veneto, area berica. La Lega punta il dito contro gli immigrati

Un’ondata di casi con trend in crescita. Nel 2015, le persone che hanno contratto la Tubercolosi erano infatti 16, nel 2017 erano 38. L’apice, circa una ventina di casi, si è avuto ad Arzignano. Il governatore Zaia: "Rischio epidemie". Per il presidente del Consiglio regionale, Roberto Ciambetti, l’incremento sarebbe legato alla forte presenza di immigrati ed extracomunitari: “Avevamo denunciato la pericolosità del sistema dell’accoglienza indiscriminata e senza controlli”.

di Endrius Salvalaggio
14 SET - Un’ondata di casi di tubercolosi si sta registrando in area berica, con trend in crescita. 16 persone nel 2015, 38 nel 2017 e 40 fino ad ora. La TBC sta preoccupando un po’ tutti, dalla Regione Veneto all’Ospedale San Bortolo di Vicenza. In questo periodo si sono accertati casi di 3-4 persone infette a settimana, che vengono prese in carico nella struttura blindata all’Ospedale San Bortolo. L’apice, circa una ventina di casi, si è avuto ad Arzignano a causa, si legge, dell’alta presenza di lavoratori immigrati provenienti da paesi in cui la tubercolosi è endemica. L’Ospedale San Bortolo è l’unico Ospedale vicentino ad essere dotato di stanze con 6 ricicli d’aria all’ora, ad alto isolamento il cui ingresso è riservato solo al personale sanitario.
 
Sulla questione è intervenuto anche il Governatore Luca Zaia per cui i casi di malattie portate da immigrati, come si legge sull’Ansa, "ci riportano con il pensiero e alla mente a quello che è il rischio delle epidemie, anche in alcuni casi di malattie che non conoscevamo più come la scabbia, la tubercolosi e poi abbiamo avuto casi di lebbra in passato". "Credo sia fondamentale - ha aggiunto Zaia oggi a Vittorio Veneto – porre la questione sul tema sanità perché se un immigrato ha la tubercolosi e fugge e scappa non possiamo più curarlo, salvargli la vita e riportarlo in salute ma corriamo anche rischi per tutta la nostra comunità".


“L’incremento dei casi di tubercolosi e la diffusione di questa malattia grave tra immigrati ed extracomunitari richiede una energica e tempestiva risposta da parte delle autorità sanitarie vicentine mettendo in campo ogni forma di profilassi utile a contrastare efficacemente il fenomeno - ha commentato Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto - preoccupano le notizie e non mi riferisco ai 16 casi registrati nel 2015 ai 40 individuati quest’anno dato che non va sottovalutato ma nemmeno enfatizzato, ben più grave è sapere che un immigrato colpito da questa malattia si è dato alla fuga”.


“Non si tratta di creare allarmi inutili, perché la sanità veneta è in grado di fronteggiare e contenere lo scenario – conclude il Presidente del Consiglio Regionale – la maggioranza dei casi si registra tra extracomunitari. Avevamo denunciato la pericolosità del sistema dell’accoglienza indiscriminata e senza controlli, ma in passato, purtroppo, sulla tutela dell’interesse pubblico hanno prevalso altre logiche che ora iniziamo a scontare. Con il clandestino ammalato di Tbc fuggito da Sandrigo abbiamo una ulteriore riprova di quanto abbiamo detto da anni: la cittadinanza è chiamata a pagare i costi non solo economici ma anche sociali e sanitari di politiche scellerate in cui c'è chi ha fatto i soldi a palate”.

Endrius Salvalaggio

14 settembre 2018
© Riproduzione riservata

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