Formazione manageriale: che il Pnrr fosse la occasione buona per renderla di sistema?

Formazione manageriale: che il Pnrr fosse la occasione buona per renderla di sistema?

Formazione manageriale: che il Pnrr fosse la occasione buona per renderla di sistema?
Se si accetta che la filosofia di fondo cui ispirare i corsi è quella di utilizzarli come volano per una crescita culturale dei dirigenti che si intende coinvolgere come agenti di cambiamento per lo sviluppo dei progetti organizzativi del Pnrr, ne deriva che quegli stessi corsi dovbbero essere adattati a questa prospettiva. Si potrebbe così conretizzare una crescita del management del Ssn e di conseguenza uno sviluppo dello stesso Ssn.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha uno specifico progetto dedicato alla formazione manageriale degli operatori. Questo progetto è inserito nella componente “Innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale”, che nell’investimento 2.2 prevede “l'attivazione di un percorso di acquisizione di competenze di management per professionisti sanitari del SSN, al fine di prepararli a fronteggiare le sfide attuali e future in una prospettiva integrata, sostenibile, innovativa, flessibile, sempre orientata al risultato”. Dal combinato disposto dei due documenti si ricava che:

1. l’obiettivo è quello di avere una classe dirigente nel Servizio sanitario Nazionale (SSN) in grado di affrontare le sfide di oggi e di domani in un sistema sanitario integrato, sostenibile, innovativo, flessibile e orientato al risultato;
2. i destinatari sono in prima battuta i componenti delle Direzioni Aziendali, i Direttori di Dipartimento, i Direttori di Distretto, i Direttori medici degli ospedali;
3. va definito a livello nazionale uno standard minimo di competenze manageriali necessarie per qualificare e mantenere il proprio ruolo;
4. la durata prevista è di 200 ore;
5. questo investimento va completato entro il secondo quadrimestre del 2026.
 
Per ragionare su questo investimento come opportunità di sistema occorre tener conto del fatto che i destinatari dei corsi previsti dal PNRR hanno tutti per ruolo partecipato a Corsi di formazione manageriale (d’ora in poi FM) che li hanno già formalmente abilitati a quel ruolo. I Corsi di FM del PNRR dovranno adeguare le competenze già possedute alle innovazioni previste dal PNRR e non solo “rinfrescarle”.
 
Una seconda considerazione riguarda la opportunità che i Corsi di FM del PNRR tengano conto della esperienza della formazione fatta sin qui per non riprodurne i limiti. Due elementi a questo riguardo si possono considerare ragionevolmente consolidati:
– la FM fatta sin qui dovendo rilasciare “titoli abilitanti” era spesso indipendente dal contesto operativo in cui sarebbe stata utilizzata, mentre la FM del PNRR deve essere radicata nel contesto operativo in cui viene fatta e su cui deve ricadere ; 
– le competenze manageriali per esprimersi hanno bisogno di una autonomia che spesso il sistema tende a limitare e di una coerenza con gli indirizzi della politica sanitaria della propria Regione e quindi i corsi di FM del PNRR dovranno operare in totale sintonia e integrazione con il governo politico e tecnico delle Regioni.
 
Se si accetta che la filosofia di fondo cui ispirare i corsi è quella di utilizzarli come volano per una crescita culturale dei dirigenti che si intende coinvolgere come agenti di cambiamento per lo sviluppo dei progetti organizzativi del PNRR, ne deriva che quei Corsi debbano:

1. adattare le “ulteriori” competenze manageriali dei partecipanti ai principi ispiratori del PNRR (valorizzazione delle organizzazioni sanitarie a rete, del lavoro in equipe multiprofessionali, ecc.);
2. essere adattati allo specifico contesto di ciascuna sanità regionale e “allineati” alle progettualità previste in quella Regione in declinazione del PNRR;
3. vedere il coinvolgimento, a partire dalla fase della loro progettazione, del governo politico e tecnico della Regione;
4. includere una parte “di contenuto” sulle innovazioni organizzative del PNRR (le solite: Case della Comunità, Ospedali di Comunità, ecc.) utilizzando le buone pratiche e le progettualità di successo anche di altre Regioni;
5. essere mirati (e non a pioggia come si usa dire) a persone in grado di interpretare per ruolo e attitudini la parte dell’agente di cambiamento.
 
Ragionando così davvero si possono concretizzare quella crescita del management del SSN e di conseguenza quello sviluppo del nostro SSN auspicati qui di recente da Francesco Longo e Alberto Ricci.
 
Claudio Maria Maffei
Coordinatore scientifico Chronic-On

Claudio Maria Maffei

26 Novembre 2021

© Riproduzione riservata

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