Istituzione della specializzazione per i medici di cure primarie. Possibilità di optare per la dipendenza, oltre alla trasformazione dell’attuale modello convenzionale in forme di accreditamento, preferibilmente per gruppi di medici operanti nelle Case della Comunità. E ancora: prevista la possibilità per i medici convenzionati di optare per la dirigenza medica con percorsi agevolati di riconoscimento dei titoli. Sono questi alcuni dei capisaldi della riforma per medici di famiglia e pediatri elaborata dalle Regioni presenti nella bozza di documento che Quotidiano Sanità è in grado di pubblicare. La discussione, dopo l’intesa politica tra i presidenti di qualche settimana fa, è ormai alle battute finali e il testo è stato visionato dal Ministro della Salute, Orazio Schillaci che da tempo lo richiede e che dovrà districare la matassa viste le diverse posizioni tra i partiti di maggioranza. L'idea al momento è di procedere in tempi brevi attraverso un decreto ministeriale. In ogni caso verrà data libera scelta ai medici di optare per la dipendenza anche se in ogni caso verrà imposto un monte ore più elevato rispetto ad oggi che, anche chi deciderà di rimanere in convenzione, dovrà garantire nelle Case della Comunità.
Per le Regioni e le Province autonome c’è “l’urgenza di una revisione normativa che risponda più efficacemente alle esigenze dei cittadini e sia coerente con il disegno programmatico del PNRR”.
Il documento evidenzia come “da anni i Servizi Sanitari Regionali siano impegnati nel rafforzamento dell’assistenza territoriale, sperimentando modelli basati sull’integrazione multiprofessionale, la valorizzazione delle professioni sanitarie e l’utilizzo delle tecnologie digitali. Il PNRR ha dato un impulso decisivo a questo percorso, con la creazione di strutture come le Case della Comunità, gli Ospedali di Comunità e il potenziamento dell’assistenza domiciliare”.
Tuttavia, viene rilevato che “la relazione tradizionale tra i medici convenzionati e i Sistemi Sanitari Regionali non garantisce sempre un’adeguata risposta ai bisogni della popolazione, rischiando di limitare il pieno sfruttamento delle strutture e delle risorse previste”.
Il documento delle Regioni ricorda come la legge istitutiva del SSN (L. 833/1978) prevedesse chiaramente che l’assistenza medico-generica e pediatrica (entrambe con rapporto fiduciario medico-paziente) fosse garantita da personale dipendente o convenzionato, un principio poi “progressivamente disatteso”. In particolare, l’attuale modello basato sugli Accordi Collettivi Nazionali (ACN) è considerato “un ostacolo allo sviluppo dei servizi territoriali”.
Già nel 2021 la Commissione Salute aveva proposto una revisione del rapporto tra medici di medicina generale (MMG), pediatri di libera scelta (PLS) e SSN, ma la caduta del Governo aveva fermato ogni iniziativa.
I dieci punti della Riforma.
Le Regioni ritengono che sia ormai improrogabile una riforma organica dell’assistenza medico-generica e pediatrica, fondata su dieci punti chiave:
Riforma del percorso formativo: trasformare il corso regionale in una specializzazione universitaria per i medici di cure primarie, requisito essenziale per l’assunzione come dirigenti medici nel SSN.
Parametri standardizzati: definire standard nazionali per il numero di medici e pediatri necessari e per le risorse economiche da assegnare, garantendo corsi di specializzazione in ogni Regione e Province autonome.
Pianificazione regionale flessibile: consentire alle Regioni di decidere se reclutare dirigenti medici o ricorrere al convenzionamento, in base alle esigenze territoriali.
Regime transitorio: introdurre meccanismi che permettano l’ingresso immediato dei dirigenti medici anche prima del completamento del corso di specializzazione, definendo eventuali equipollenze.
Modifiche normative: integrare il DPR 483/1997 per includere i dirigenti medici delle cure primarie nel sistema di reclutamento, con un percorso contrattuale coerente nel CCNL dell’Area Sanità.
Facilitazioni per gli attuali MMG/PLS: prevedere la possibilità per i medici convenzionati di optare per la dirigenza medica con percorsi agevolati di riconoscimento dei titoli.
Valorizzazione professionale: offrire opportunità di aggiornamento ai medici delle cure primarie in specializzazioni di particolare rilievo come geriatria o cardiologia.
Accreditamento al posto del convenzionamento: trasformare l’attuale modello convenzionale in forme di accreditamento, preferibilmente per gruppi di medici operanti nelle Case della Comunità.
Obblighi immediati e cogenti: prevedere già ora obblighi normativi vincolanti per i medici convenzionati, ad esempio per garantire il debito orario, l’uso delle tecnologie e la sede prevalente di attività, sottraendoli alla contrattazione collettiva.
Copertura economica garantita: definire le ricadute economiche complessive della riforma, assicurandone la copertura integrale.
Luciano Fassari