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Essere infermieri in una Sanità che non coglie le occasioni  

di Emilio Cariati 

03 OTT - Gentile Direttore,
ormai ci siamo abituati, la Politica come sua consuetudine privilegia ad avere dialogo con i medici, soprattutto i medici di famiglia, mettendo da parte la figura infermieristica, cioè quella figura che costantemente h/24 vigila e assiste il paziente, se il medico cura l’infermiere si prende cura del paziente, in ruoli diversi ma sullo stesso piano.

Il non riconoscere ancora la figura infermieristica quale vero aggregante del sistema sanitario nazionale e paradossale, si fatica ancora a non capire la vera motivazione di questa carenza e non attrattività dovuta principalmente al lavoro usurante, malpagato e senza gratificazione professionale, questi sono i veri motivi, che fanno diminuire le domande d'iscrizione.

I Politici, fanno finta di non vedere la realtà sanitaria nella sua verità, forse si curano altrove altrimenti in qualunque Ospedale italiano si entra si percepiscono subito le difficoltà degli operatori. La gente oramai ha bisogno di fatti concreti, soprattutto di managerialità certificata dai fatti non da titoli acquisiti, la salute dei cittadini e degli operatori sanitari va tutelata ovunque, come prevede l’articolo 32 della Costituzione Italiana, non si può fare differenza a seconda della regione dove si abita o di quale ceto sociale si appartiene.

È di questi giorni la notizia che il presidente della XII commissione di Montecitorio, On.le Ugo Cappellacci, ha dato il via libera a un'indagine conoscitiva sugli operatori sanitari, a cui vorrei porre un mio pensiero: Caro Onorevole mi sa che è troppo tardi, lei ha già tanto materiale, basta solo consultare i tanti articoli finora pubblicati sui giornali sanitari online, per poter già da subito iniziare a proporre alla Commissione e anche al Governo i primi tre punti: 1) l’Uscita dal Comparto, in modo che si dà autonomia contrattuale alle professioni sanitarie, rispecchiando l’Art. 2229 c.c.; 2) Obbligare tutte le Aziende Sanitarie e Ospedaliere di dotarsi di un ufficio infermieristico dove alla guida vi sia un dirigente le professioni infermieristiche non un medico, che abbia l’esclusivo interesse di tutte le professioni sanitarie non mediche, evitando di rincorrere scelte aziendali diverse; 3) riconoscere la professione infermieristica lavoro usurante.

L’attesa sia brevissima, in modo che Governo e Parlamento legiferino nel più breve tempo possibile, per poter dare avvio a un nuovo percorso funzionale delle Professioni Sanitarie. La Sanità non può continuare a raccogliere illusioni, anziché occasioni, possibile che ancora si è insensibili nel capire che la figura infermieristica in Italia è sempre più in declino, l’infermiere non deve fare il medico ma ognuno nei propri ambiti e profili professionali devono interagire, accorciamo le distanze per favorire meglio il dialogo.

E infine, bisogna ribadire che, tra noi non c’è coesione umana e professionale, gli ultimi eventi dimostrano con evidenza la realtà, dove appena è apparsa la notizia della creazione della nuova figura l’assistente infermiere si è scatenato un fermento in cui anche gli OSS hanno fatto la loro parte chiedendo di rivedere questa decisione alquanto strana.

Non si può più continuare a vivere alla giornata, in maniera individuale o sotto le ali della parrocchia di appartenenza, perché prima o poi la ruota si inceppa, scatenando poi situazioni a dir poco spiacevoli, evitiamo le ali delle proprie parrocchie d’appartenenza e viviamo la realtà di ogni giorno guardando il valore della nostra professione, che è sempre più sottoposta a sollecitazioni di ogni genere minando non solo l’ambiente lavorativo ma anche quello affettivo. Cerchiamo di unirci sotto un unico ideale per poter riprendere un cammino che sia contrassegnato dalle tre dimensioni del sapere: sapere, saper fare, saper essere.

Emilio Cariati
Infermiere

03 ottobre 2024
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