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Pandemia 5 anni dopo, il ruolo fondamentale degli infermieri  

di Giuseppe Saragnese 

12 MAR -

Gentile Direttore,
è difficile parlare delle prime settimane della Pandemia da fine febbraio al fatidico 18 marzo 2020.Confusione e paura sono le prime parole che ricordo soprattutto per noi personale sanitario (Infermieri, Medici, Oss ecc).Quello che fece scatenare una grande preoccupazione fu il caso del Pronto Soccorso di Alzano Lombardo(BG) dove ci furono i primi casi di Covid-19,chiuso per poche ore, dissero che fu sanificato e poi riaperto. Iniziò il Focolaio come lo descrive bene la giornalista Francesca Nava nel suo libro. Negli ospedali iniziò il panico, c’erano pochissime mascherine e i vertici aziendali dicevano di usarle con parsimonia anche per non impaurire i pazienti e i visitatori. Intanto le notizie e le immagini di quello che stava succedendo in Cina erano sempre più terrificanti e noi eravamo totalmente impreparati, senza nessun piano pandemico aggiornato.

Una sanità pubblica distrutta da anni di tagli e definanziamenti in cui è prevalso il modello Lombardo(pubblico/privato) dove però i finanziamenti andavano prevalentemente al privato. Tagli ai posti letto, riduzione dei posti di Terapia intensiva e distruzione della medicina territoriale.Così ci trovammo ad affrontare la Pandemia di Covid in modo inappropriato senza DPI e carenza di respiratori artificiali, che si rivelarono fondamentali per salvare molte vite umane. Iniziò gradualmente il contagio tra il personale sanitario, che portò molti ad essere ammalati in modo grave fino alla morte di molti medici e infermieri. A marzo con una lettera da parte di alcuni medici anestesisti dell’Ospedale Papa Giovanni 23° di Bergamo al New England Journal of Medicine finalmente veniva dichiarato al mondo che a Bergamo l’epidemia è fuori controllo, si segnalano le carenze dei DPI, ventilatori meccanici, ossigeno ecc. Questo ha portato anche a dover scegliere purtroppo quali vite salvare in quei momenti difficili.


Si criticava l'eccesiva ospedalizzazione dovuta appunto alla carenza di medicina territoriale, l’ospedale diventa una fonte gravissima di contagio. Intanto siamo in balia di irresponsabili dal Ministro della Sanità al presidente della Regione Lombardia che non istituiscono la Zona Rossa ad Alzano Lombardo e paesi limitrofi e si rimbalzano le accuse, la Confindustria che preme per far continuare a lavorare nelle fabbriche, i sindaci di Bergamo (Gori) e Milano (Sala) che invitano la gente ad uscire a fare gli aperitivi.....Milano/Bergamo non si ferma questo era il loro incosciente slogan. Il 4 marzo inizia il lockdown e il 18 marzo ci fu il trasporto di decine e decine di camion militari che trasportano le bare del cimitero di Bergamo verso altre città cui molti negazionisti hanno messo in discussione la veridicità dell'accaduto.

Non aver avuto un piano pandemico come dice Silvio Garattini, “ha determinato l'utilizzo delle strutture ospedaliere solo per il Covid-19,non si sono potuti realizzare interventi chirurgici, trapianti di organi, ecc. Determinando un aumento dei morti per altre patologie, si sono utilizzati farmaci e antibiotici senza nessuna efficacia terapeutica senza fare ricerca farmacologica ed epidemiologica. Ognuno diceva la sua sugli effetti del vaccino e ogni ospedale aveva le sue modalità"
Insomma il caos.

I numeri del ministero della Salute raccontano di una tragedia, in totale ci sono stati in 5 anni oltre 27 milioni di malati di Covid 19 di cui oltre 500 mila tra il personale sanitario con 379 decessi tra i Medici e circa 90 tra gli Infermieri.
L'età media fra i pazienti 45 anni. Alla fine sono oltre 197 mila i morti e quasi 26 mila i pazienti guariti.

Ma dopo 5 anni possiamo proprio dire che non è andato tutto bene, è stato fatto pochissimo anzi niente, non è ancora stato aggiornato il Piano Pandemico di cui solo in queste settimane è stata inviata una bozza alle Regioni. Un sistema Sanitario da cui fuggono migliaia di medici e infermieri ogni anno. La sanità territoriale che avrebbe dovuto essere il pilastro del SSN con le Case di Comunità che sono state istituite senza però personale, perché mancano medici di base e infermieri, con Pronto Soccorso al collasso ,liste di attesa che si allungano che costringono i cittadini a rivolgersi alle cliniche private.

I dati parlano chiaro, tra il 2019 e il 2022 oltre 11 mila medici hanno lasciato il servizio sanitario pubblico. Tra il personale Infermieristico dal 2021 al 2022 oltre 15 mila si sono dimessi volontariamente. E' aumentato il personale sanitario cosiddetto "gettonista" cioè personale assunto da cooperative in libera professione presso strutture pubbliche che lavorando a ore ottengono paghe molto più remunerative dei loro colleghi dipendenti degli ospedali, con pochissima responsabilità e a volte con scarsa esperienza di emergenza/urgenza.

La fondazione Gimbe afferma appunto che c'è stata una diminuzione della spesa sanitaria in questi anni e lo dimostra la carenza di personale sanitario, ad esempio in Italia il numero di infermieri è di 6,2 per 1000 abitanti significativamente inferiore alla media europea.

Il Covid 19 ha avuto comunque un devastante impatto sul lavoro degli infermieri che sono stati in prima linea durante la Pandemia e che hanno toccato con mano le fragilità del sistema sanitario nazionale effettuando turni lavorativi molto lunghi rinunciando a volte costretti a giorni di riposo, buttati allo sbaraglio con scarsa formazione contro un nemico sconosciuto. Questo ha provocato aumenti di casi Burnout ,stress mentale legato al maggior rischio di errore e l'ansia di essere contagiati, che va oltre i disagi che sono stati percepiti dal resto della popolazione durante il lockdown.
Sicuramente c'è stata una riduzione di iscrizione ai corsi di laurea infermieristica ed oggi ne paghiamo le conseguenze.

Siamo passati in questi anni da Eroi a scarsamente considerati professionalmente e picchiati nei Pronto Soccorso e nelle degenze, nessuna considerazione da parte del governo che stanzia addirittura il 5,78% dei fondi per rinnovare il contratto della sanità pubblica di fronte al 16% di inflazione poco più di 50 euro mensili, una beffa.

E' vero molta gente oggi non vuole più parlare di quel periodo compreso chi vive nella provincia di Bergamo la più colpita durante la Pandemia dove comunque è attiva l'associazione familiari vittime Covid 19 che continuano a chiedere giustizia.
Se oggi mi chiedono se è cambiato veramente qualcosa d'allora rispondo con le parole del dott. Silvio Garattini fondatore dell'Istituto Mario Negri che afferma “NO ,se oggi avvenisse una nuova pandemia saremmo come eravamo nel 2020 perché non abbiamo preparato strutture e tecnologie per contrastarla in un modo efficiente”.

Riflettiamo quindi ma impegniamoci attivamente per riqualificare la Sanità Pubblica.

Giuseppe Saragnese
Infermiere Asst-Pg23 Bergamo
Direttivo Fp Cgil Bergamo
Le Radici Del Sindacato



12 marzo 2025
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