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Il Ministero della Salute e il Mef hanno gli strumenti per favorire il riequilibrio tra ospedale e territorio: basta volerli usare

di Claudio Maria Maffei

19 GIU -

Gentile direttore,
mi hanno molto colpito alcune affermazioni fatte questi giorni agli Stati Generali sulla Prevenzione a Napoli da importanti esponenti della sanità centrale. Due giorni fa sono state riportate le seguenti dichiarazioni del Ministro Schillaci : “Oggi solo il 5% del fondo sanitario nazionale è destinato alle attività di prevenzione. Vogliamo aumentare questa percentuale e in questa direzione va anche il lavoro che stiamo portando avanti con il Mef, grazie alle nuove regole di bilancio europee, affinché la spesa per la prevenzione sia considerata a tutti gli effetti un investimento.” In sintonia con queste dichiarazioni, ieri su Qs è comparsa la seguente dichiarazione di Angela Adduce del Dipartimento della Ragioneria dello Stato del Mef a proposito della spesa delle Regioni per la prevenzione: “L'obiettivo che ci dobbiamo porre come paese prima di parlare dell'eventuale congruità del 5% e andare a vedere chi spende di meno del 100% e far sì che spenda di più in prevenzione”.

Questa intenzione dei due Ministeri di aumentare le percentuali del Fondo Sanitario da destinare alla assistenza territoriale nelle sue due componenti (Dipartimenti di Prevenzione e Distretti) richiede per logica che occorre ridurre quella destinata al terzo macrolivello assistenziale che è quello della assistenza ospedaliera. Bene: questa doverosa riduzione è possibile già oggi, anzi sarebbe possibile da anni, se solo si applicasse il DM 70 del 2015, il monitoraggio della cui applicazione è specifico compito dei due Ministeri della Salute e del Mef. Ricordiamo quali sono gli strumenti a loro disposizione.

Innanzitutto la verifica della adozione e il monitoraggio della implementazione del DM 70/2015 sono da anni inseriti nel questionario ministeriale per il monitoraggio dei LEA, che è compito del Comitato Lea con molti rappresentanti del Ministero della Salute (4 di cui uno con funzione di coordinatore) e del Mef (due rappresentanti). Nell’ultimo questionario, quello del 2022, è previsto che :

I due Ministeri della Salute e della Economia e delle Finanze hanno poi il controllo dei programmi di edilizia ospedaliera come ulteriore occasione di verifica della applicazione del DM 70 da parte delle Regioni. Se guardiamo la pagina dedicata al Nucleo di valutazione e verifica degli investimenti pubblici del Ministero della Salute vi si legge che il Nucleo esprime pareri obbligatori su temi quali:

Il Nucleo si rapporta poi con il MEF al momento della ratifica dell’Accordo di programma con la Regione interessata, Accordo poi oggetto di una specifica intesa Stato-Regioni.

La vicenda del programma di edilizia sanitaria della Regione Marche dimostra che questi controlli sulla applicazione del DM 70 non li fa né il Comitato Lea in sede di monitoraggio dei LEA né il Nucleo di Valutazione e Verifica degli Investimenti Pubblici del Ministero della Salute di concerto con il Ministero della Economia e delle Finanze in occasione degli Accordi di Programma. Questo è quanto emerso, come ho recentemente ricostruito qui su Qs, in occasione del recente Accordo di programma integrativo per il nuovo Ospedale di Pesaro tra il Ministero della Salute e il Ministero della Economia e delle Finanze e la Regione Marche.

Ci si trova così nella singolare situazione che mentre i due Ministeri della Salute e della Economia e delle Finanze consentono ad una Regione di disapplicare totalmente il DM 70, poi la invitino a spendere di più per la prevenzione (le Marche in base ai dati riportati ieri su Qs sono al sesto peggior posto come percentuale di spesa per la prevenzione in rapporto al teorico 5%) e magari le ricordino i ritardi nella operatività delle strutture del PNRR, che pure sono rilevantissimi.

Il livello centrale del Ssn ha gli strumenti per riequilibrare il rapporto tra ospedale e territorio. Si tratta di capire se li vuole usare davvero.

Claudio Maria Maffei



19 giugno 2025
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