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Il Decreto “Ucraina” per una società e una sanità più aperte

di Luigi Arru

29 MAR - Gentile Direttore,
è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Legge 21 marzo 2022 n.21, il cosiddetto Decreto Ucraina. Mi permetto di evidenziare l’articolo 34: "In seguito alla situazione eccezionale, la guerra in Ucraina, con questo articolo, si consente l'esercizio temporaneo delle qualifiche professionali e delle qualifiche di operatore socio sanitario si professionisti ucraini residenti in Ucraina prima del 24 febbraio 2022, che intendono esercitare nel territorio nazionale presso strutture sanitarie o sociosanitarie pubbliche o private... in base a una qualifica professionale conseguita all'estero regolata da specifiche direttive dell' Unione Europea.”
 
Partiamo, quindi, da una situazione eccezionale, la guerra in Ucraina, una situazione che mette in discussione i normali atti e procedure della nostra vita quotidiana.
 
Da questa situazione eccezionale si apre, finalmente, pur in maniera temporanea, la porta all'arrivo di professionisti sanitari, e ci si pone il problema pratico del riconoscimento legale del professionista sanitario e socio-sanitario straniero, la cui valutazione avrà come riferimento la formazione secondo le indicazioni europee.
 
Allo stesso tempo noi viviamo un'altra situazione eccezionale sia in Italia che in particolare nella mia regione, la Sardegna, una crisi demografica in generale, e una crisi demografica professionale per la carenza del numero di professionisti sanitari in particolare.
 
Da queste situazioni straordinarie possono nascere gli stimoli per migliorare il nostro sistema sanitario partendo dalla formazione (il numero di anni per formare un professionista sanitario può essere ridotto, mantenendo o elevando gli standard qualitativi?), alle modalità di reclutamento.
 
Questo articolo del Decreto Ucraina offre una delle possibili soluzioni, dando una lettura del fenomeno immigrazione, finalmente positivo.
 
L’Italia e la Regione Sardegna dovrebbero cogliere questa occasione, programmando e favorendo l'arrivo di questi professionisti, organizzando corsi di lingua italiana, per esempio, creando condizioni per ospitalità residenziale; inoltre dovrebbe formare tutor/mentor, in collaborazione con gli ordini professionali, per accompagnare l'integrazione dei professionisti nel sistema sanitario, anche per un'opportuna valutazione delle competenze, che ci obbligherebbe, allo stesso tempo, a rivedere e valutare le nostre competenze.
 
Solo una società aperta, e in particolare una Sardegna aperta, potrà iniziare a contrastare la crisi demografica generale e professionale per garantire la salvaguardia del nostro Sistema Sanitario Nazionale.
 
Luigi Arru
Medico Ospedaliero, Ex Assessore dell’Igiene e sanità, assistenza sociale della Regione Sardegna
 


29 marzo 2022
© Riproduzione riservata

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