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Medicina di genere. Nasce all’Iss il Tavolo dei referenti regionali per l’applicazione del Piano nazionale 


Il Tavolo nasce dall’impegno congiunto del Ministero della Salute e del Centro di Riferimento per la Medicina di Genere dell’Iss. Con questa prima riunione si è voluto fotografare la situazione esistente e definire, al tempo stesso, le attività da programmare per una corretta e uniforme applicazione della medicina di genere sul territorio nazionale e per l’implementazione delle azioni previste dal Piano nazionale. 

29 GEN - Si è riunito oggi per la prima volta, all’Istituto Superiore di Sanità (Iss), il Tavolo dei referenti individuati da tutte le Regioni per l’applicazione del Piano nazionale sulla medicina di genere approvato dalla Conferenza Stato-Regioni lo scorso anno come previsto dall’articolo 3 della Legge 3/2018.
 
“Questo incontro rappresenta un primo passo concreto per l’applicazione della Legge – ha affermato Paola Boldrini in apertura dell’evento - Sarà ora fondamentale il lavoro dei referenti regionali che dovranno individuare e trasferire le attività previste dal Piano nazionale in ogni Regione per la loro attuazione nei piani sanitari regionali e per l'inserimento del genere come indicatore sia clinico che organizzativo”.
 
Il Tavolo nasce dall’impegno congiunto del Ministero della Salute e del Centro di Riferimento per la Medicina di Genere dell’Iss. Con questa prima riunione si è voluto fotografare la situazione esistente e definire, al tempo stesso, le attività da programmare per una corretta e uniforme applicazione della medicina di genere sul territorio nazionale e per l’implementazione delle azioni previste dal Piano nazionale.
 
“Il Piano, adottato con Decreto del Ministro della salute del 13 giugno 2019, individua il genere come tema imprescindibile dell’attività clinica, della programmazione e organizzazione dell’offerta sanitaria – ha detto Cristina Tamburini, direttore dell’Ufficio 9 della Direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute - per garantire l’appropriatezza delle prestazioni, secondo i principi di equità ed universalità del Servizio Sanitario Nazionale”.
 
Oltre alla descrizione dello stato dell’arte a livello nazionale, sono stati indicati gli obiettivi strategici, gli attori coinvolti e le azioni previste per una reale applicazione di un approccio di genere in sanità nelle quattro aree d’intervento previste dalla legge: 1) Percorsi clinici di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione 2) Ricerca e innovazione 3) Formazione 4) Comunicazione. “È stata una occasione molto importante che ha visto la partecipazione di tutte le regioni italiane e che rappresenta il primo passo verso una reale applicazione della medicina di genere con l’auspicio di poter quanto prima essere affiancati dall’Osservatorio dedicato a questa tematica previsto dalla Legge 3/2018”, ha dichiarato Alessandra Carè, direttore del Centro di Riferimento per la Medicina di Genere dell’Iss.
 
Questo ulteriore passo in avanti, in un’ottica di centralità del paziente e personalizzazione degli interventi che pone l’Italia all’avanguardia in Europa in questo settore, è stato possibile grazie alla stretta collaborazione tra il Centro di Riferimento per la Medicina di Genere e il Ministero della Salute ma anche grazie alla collaborazione indispensabile di tutte le Regioni, degli esperti e dei referenti per la medicina di genere della rete degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico nonché di Aifa e Agenas.
 
“Gli obiettivi che ci proponiamo saranno raggiungibili grazie alla creazione di una rete di collaborazione tra le istituzioni centrali come il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità e i referenti regionali che a loro volta formeranno una rete capillare all’interno del proprio territorio per portare l’approccio di genere nella sanità del singolo ospedale di provincia e azienda sanitaria locale – ha precisato Elena Ortona direttore del reparto “Fisiopatologia genere specifica” del Centro di Riferimento per la Medicina di Genere - L’applicazione della medicina di genere oltre a permettere di ottenere una migliore appropriatezza delle cure porterà sicuramente a grandi risparmi per il Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) ed è questo che dobbiamo sottolineare sempre per fare in modo che venga inserita questa nuova dimensione nei piani sanitari regionali”.
 
“È chiaro che lo sviluppo di un Ssn che tenga conto delle specificità di genere in medicina è un obiettivo ambizioso che ha bisogno del contributo di diversi attori istituzionali incluse le Agenzie pubbliche di governance e le regioni – ha concluso Walter Malorni, già direttore del Centro di riferimento per la Medicina di genere e Membro della Commissione Fnomceo sulla medicina di genere - ma anche gli ordini professionali sanitari e tutti i decisori che hanno a cuore l’efficienza e lo sviluppo del nostro Ssn. Non dimentichiamo poi la necessità di inserire l’ottica di genere in tutte le attività didattiche nei Corsi di Laurea in Medicina”.  

29 gennaio 2020
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