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“Un medico e un infermiere su tre soffre di depressione. Uno su dieci pensa al suicidio”. I dati shock dell’Oms Europa


Secondo la più ampia indagine mai condotta in Europa sulla salute mentale del personale sanitario (MeND), realizzata dall’OMS/Europa su oltre 90mila operatori di 29 Paesi. Violenza, orari massacranti e contratti precari tra le principali cause. Anche per medici e infermieri italiani numeri elevati. Kluge (Oms): “È una crisi della sicurezza sanitaria”. IL DOCUMENTO

10 OTT -

“Un medico e un infermiere su tre soffre di depressione. Uno su dieci pensa al suicidio”. I dati shock dell’Oms Europa

Secondo la più ampia indagine mai condotta in Europa sulla salute mentale del personale sanitario (MeND), realizzata dall’OMS/Europa su oltre 90mila operatori di 29 Paesi. Violenza, orari massacranti e contratti precari tra le principali cause. Kluge (Oms): “È una crisi della sicurezza sanitaria”.

Un medico e un infermiere su tre in Europa soffrono di depressione o ansia, e uno su dieci ha pensato, nelle ultime due settimane, che sarebbe “meglio essere morto” o ha avuto pensieri di farsi del male. È il drammatico quadro che emerge dalla nuova indagine MeND (Mental Health of Nurses and Doctors) pubblicata oggi dall’OMS/Europa in occasione della Giornata mondiale della salute mentale. Lo studio, il più ampio mai realizzato nel suo genere, ha raccolto oltre 90mila risposte provenienti dai 27 Paesi dell’Unione Europea, oltre che da Islanda e Norvegia, rivelando l’impatto crescente di condizioni di lavoro insostenibili sulla salute mentale del personale sanitario.

Ma la sofferenza psicologica si accompagna anche a un diffuso clima di insicurezza: nell’ultimo anno, un terzo di medici e infermieri ha subito episodi di bullismo o minacce sul lavoro, il 10% violenza fisica o molestie sessuali, mentre quasi un terzo dei medici e un quarto degli infermieri lavorano con contratti temporanei. A ciò si aggiunge il peso di orari e turni estenuanti: un medico su quattro lavora oltre 50 ore a settimana.

“Un peso inaccettabile per chi si prende cura di noi”, ha commentato il direttore regionale dell’OMS per l’Europa, Hans Henri P. Kluge. “Possiamo agire subito, imponendo la tolleranza zero contro la violenza, riformando i turni e riducendo i carichi di lavoro, investendo in assunzioni e nuove tecnologie. La crisi della salute mentale tra gli operatori è una crisi della sicurezza sanitaria”.

Nonostante tutto, la maggior parte dei professionisti mantiene un forte senso di missione: tre medici su quattro e due infermieri su tre dichiarano di trovare ancora significato nel proprio lavoro. “Siamo esausti fisicamente e mentalmente, e questo può portare a errori”, racconta Mélanie Debarreix, specializzanda in radiologia in Francia. “Ma il rispetto delle regole sull’orario di lavoro e risorse adeguate potrebbero proteggerci”.

I dati dell’Italia.

Nel profilo nazionale del rapporto OMS/Europa MeND 2025, dedicato alla salute mentale di medici e infermieri, emergono dati allarmanti anche per l’Italia.


Secondo l’indagine, il 24% dei medici e degli infermieri italiani mostra sintomi compatibili con disturbi d’ansia, mentre la depressione riguarda rispettivamente il 28% e il 32%. Inoltre, oltre un medico su dieci e un infermiere su dieci dichiara di aver avuto pensieri suicidi passivi nelle due settimane precedenti l’indagine.

L’indagine segnala anche la diffusione di contratti temporanei e orari di lavoro prolungati, condizioni associate a una maggiore probabilità di ansia, depressione e pensieri suicidari. Tuttavia, come in altri Paesi europei, la maggioranza dei medici e degli infermieri italiani continua a dichiararsi motivata e soddisfatta del proprio ruolo, nonostante la pressione crescente sul sistema sanitario anche se quasi il 10% dei medici e il 15% degli infermieri pensa di cambiare lavoro.

Per l’OMS, affrontare la crisi significa agire subito su sette fronti: tolleranza zero per la violenza, turni più prevedibili, gestione equa degli straordinari, riduzione dei carichi di lavoro, formazione dei leader, supporto psicologico e monitoraggio costante del benessere del personale. “Con una carenza stimata di quasi un milione di operatori entro il 2030 – conclude Kluge – non possiamo permetterci di perderli per burnout o disperazione. Il loro benessere è il fondamento stesso della sicurezza dei pazienti”.



10 ottobre 2025
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