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Le evidenze scientifiche sul parto a domicilio

di Elisabetta Colciago

15 DIC - Gentile direttore,
il giorno 12 dicembre la Società Italiana di Neonatologia (SIN) ha sottolineato le ragioni per le quali non raccomanda la casa come luogo del parto sicuro, sconsigliandolo vivamente alle donne/coppie. L’articolo che segue ha l’obiettivo di presentare le raccomandazioni dei più autorevoli Organismi internazionali deputati a trasmettere le buone pratiche basate sulle evidenze scientifiche.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) fin dal 1996 in “Care in Norma Birth: a Practical Guide” afferma che l’obiettivo dell’assistenza ostetrica sia quello di raggiungere una madre ed un neonato in buona salute con il minor livello di interventi possibile compatibile con la sicurezza. Questo approccio, che promuove la normalità dell’evento nascita, sostiene che dovrebbe esistere sempre una valida ragione per interferire con il fisiologico processo che conduce al parto. Ancora, dichiara che in Paesi in cui il parto a domicilio è molto più frequente rispetto all’Italia, si è dimostrato che gli esiti di salute di madri e neonati sono equiparabili a quelli delle donne che partoriscono in ospedale e che per le donne che hanno già avuto figli partorire in casa è più sicuro rispetto all’ospedale.

La Linea Guida del National Institute for Health and Care Excellence (NICE) del 2014 afferma che le donne che rientrano nei criteri di fisiologia devono essere sostenute ed incoraggiate a partorire a domicilio o presso centri nascita gestiti da Ostetriche, in cui vi è maggior probabilità di avere un parto spontaneo senza interventi dannosi, mentre l’ospedale è associato ad una maggiore probabilità di parti operativi con ventosa (o forcipe), episiotomie e tagli cesarei.

L’American College of Nurse-Midwives (Collegio americano delle Ostetriche) supporta il domicilio come un luogo sicuro in cui partorire poiché gli esiti di salute per donne e neonati evidenziati in numerosi studi sono stati equiparabili o migliori a quelli di nascite avvenute in ospedale.
L’American College of Obstetricians and Gynecologists (Collegio Americano dei Ginecologi) non supporta il parto a domicilio citando un solo studio a supporto della loro posizione (Wax, 2010), il quale è stato ampiamente criticato dagli stessi co-autori poiché condotto con una metodologia errata che include donne con gravidanza fisiologica e donne o feti che presentavano patologie per cui non è raccomandato il parto fuori dall’ospedale, poiché presentano rischi di complicanze.

Il Royal College of Obstetricians and Gynecologists e il Royal College of Midwives (Collegi del Regno Unito di Ginecologi e Ostetriche), fin dal 2007 hanno pubblicato una dichiarazione congiunta in cui affermano la sicurezza del parto a domicilio e nei Centri Nascita gestiti da Ostetriche per le donne che rispondono ai criteri di fisiologia. Si afferma che le evidenze scientifiche dimostrano migliori esiti di salute per madri e neonati che vanno incontro a minori interventi ostetrici inutili e dannosi, inoltre le donne riportano una maggior soddisfazione della loro esperienza di parto.

L’Australian College of Midwives (Collegio australiano delle Ostetriche) nel 2011 ha condotto una Revisione della Letteratura sulla sicurezza del parto a domicilio, includendo nella loro analisi 11 studi ritenuti metodologicamente corretti. Sebbene gli studi controllati randomizzati siano i migliori per dimostrare la sicurezza di una specifica condizione, non vi sono studi randomizzati controllati che dimostrino la sicurezza del parto a domicilio. Questo è dovuto al fatto che le donne non accettano che la decisione del luogo in cui partorire sia demandata ad altri, motivazione dimostrata da autori che hanno cercato di condurre studi randomizzati sul tema. Gli studi condotti sono quindi per lo più di coorte prospettici. Gli 11 studi presi in considerazione in questa importante Revisione della Letteratura da parte degli australiani, dimostrano ancora come il parto a domicilio sia sicuro per le donne e per i bambini, con 10 studi su 11 che riportano l’assenza di differenze nella mortalità perinatale e gli aspetti positivi per donne e neonati dovuti ai minori interventi ostetrici quali parti operativi, tagli cesarei, episiotomie, lacerazioni perineali, utilizzo di analgesia epidurale, tempo di degenza e maggior soddisfazione materna (Ackermann-Liebrich, Voegeli et al. 1996; Weigers, Keirse et al. 1996; Chamberlain, Wraight et al. 1997; Bastian, Keirse et al. 1998; Janssen, Lee et al. 2002; Johnson and Daviss 2005; Lindgren, Radestad et al. 2008; de Jonge, van der Goes et al. 2009; Hutton, Reitsma et al. 2009; Janssen, Saxell et al. 2009; Symon, Winter et al. 2009; Kennare, Keirse et al. 2010).

I professionisti sanitari dovrebbero basare le decisioni cliniche sulle evidenze scientifiche e sulle buone pratiche raccomandate dalle Linee Guida.
Per demedicalizzare il percorso nascita non basta garantire la presenza di entrambi i genitori, del rooming-in e di minori tempi di degenza. Le ragioni che spingono le donne a scegliere di partorire in casa non sono solo dovute alla percezione che l’ambiente domestico sia più intimo e confortevole. Le donne vogliono che venga loro garantita un’assistenza ostetrica continuativa, personalizzata e rispettosa durante il travaglio e dopo il parto; vogliono conoscere il neonato senza che venga loro sottratto per svolgere le pratiche di routine quali bagnetto (che viene purtroppo ancora proposto subito dopo la nascita) o visite mediche non urgenti; vogliono essere protagoniste del percorso nascita, compiere scelte consapevoli e non indotte dai professionisti e vogliono essere messe al centro della nostra assistenza. Le donne/coppie che decidono consapevolmente di partorire a domicilio devono rispondere a criteri ben precisi, ricevono assistenza da parte della stessa professionista Ostetrica durante la gravidanza, fino a molti giorni dopo il parto e un’assistenza continuativa da parte di due  Ostetriche durante il travaglio ed il parto. Le Ostetriche che assistono parti a domicilio sono competenti e preparate in caso di emergenze materne e neonatali e sanno diagnosticare precocemente le deviazioni dalla fisiologia che richiedono un trasferimento in ospedale. Purtroppo poche realtà ospedaliere assicurano un’assistenza ostetrica one-to-one e spesso le donne si ritrovano sole e senza supporto durante buona parte del travaglio e soprattutto dopo il parto e quando rientrano a domicilio.
 
Poche Regioni italiane garantiscono il diritto alle donne di scegliere il luogo in cui partorire, sarebbe necessario implementare il servizio a livello nazionale sostenendo le donne nelle loro scelte, dal punto di vista culturale, sociale ed economico.
 
Dunque, dove dovrebbe scegliere di partorire una donna? L’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che ogni donna dovrebbe partorire nel luogo che sente più sicuro; per una donna che ha avuto un percorso fisiologico i luoghi possono essere la casa, un centro nascita gestito da Ostetriche, un piccolo o un grande ospedale.
 
Dott.ssa Elisabetta Colciago
Ostetrica

15 dicembre 2016
© Riproduzione riservata

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