Quotidiano on line
di informazione sanitaria
Giovedì 25 APRILE 2024
Scienza e Farmaci
segui quotidianosanita.it

Se il calcolo renale è un "segnale" per il cuore 


Cresce l'attenzione sulla calcolosi ai reni. Non solo per l'aumento della sua frequenza dovuta soprattutto al clima e alla cattiva alimentazione, ma anche per la relazione significativa che essa dimostra con il rischio di un futuro evento cardiovascolare. Forse proprio a causa dello stile di vita.

09 APR - Il riscaldamento globale non è un problema solo ambientale, e oltre che aumentare il rischio di diffusione delle allergie e quello dello sviluppo di melanoma, è collegato anche all’aumento della frequenza della formazione di calcoli ai reni. La calcolosi è oggi una patologia che preoccupa molto i professionisti, visto anche che – secondo gli esperti riuniti nel convegno internazionale “Nephrolithiasis: a systemic disorder” promosso a Roma dalla Fondazione Internazionale Menarini – si tratta di una patologia che è stata recentemente collegata anche all’insorgenza delle patologie cardiovascolari, come infarto e ictus. Tanto che la presenza di un calcolo può essere la “spia” di un evento di questo tipoin futuro.
 
Sole e caldo non fanno bene ai calcoli. “L’aumento della temperatura terrestre è uno dei fattori che favorisce l’aumento nella frequenza dei calcoli, haspiegato in questa occasioneFredric Coe, dell’Università di Chicago, Stati Uniti. “Il clima sempre più caldo provoca una maggiore sudorazione e quindi determina una disidratazione. Il rene, in una condizione di ridotta disponibilità di acqua, concentra le urine e ciò aumenta la possibilità che i sali contenuti nelle urine “precipitino” e di conseguenza formino i calcoli”.
Il calcolo è infatti un aggregato solido di varia forma e struttura che si deposita all'interno del rene o delle vie urinarie, e che non dà sintomi finché non lascia il rene ed entra nell’uretere per raggiungere la vescica. A quel punto provoca la colica renale, con dolori fortissimi, indimenticabili per chi li ha sperimentati, cioè il 10-12 per cento della popolazione italiana.
Oltre all’elevata temperatura, gioca un ruolo importante anche l’esposizione ai raggi solari. “Più si sta esposti ai raggi solari e più aumenta la vitamina D, con conseguente aumento di assorbimento di calcio e quindi di maggior probabilità di calcolosi. Le stagioni calde sono quindi più a rischio, che può essere compensato bevendo per ridurre la concentrazione dei Sali”, ha spiegatoGiovanni Gambaro, Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma.
 
Tuttavia, il problema non è certo solo l’esposizione al sole. Anzi, probabilmente quello che preoccupa maggiormente gli esperti, per quanto riguarda l’aumentato numero di calcoli, è la diffusione di abitudini alimentari scorrette. “La calcolosi sta diventando una patologia dei più giovani, a causa delle modificazioni nelle abitudini alimentari. Vengono privilegiati alimenti preconfezionati, che sono ricchi di sali, mentre si consumano pochi vegetali, frutta e alimenti ricchi di fibre, a favore di cibi iper-proteici, come hamburger e carni rosse. Tutto ciò sta anticipando l’età di insorgenza della malattia e sta portando anche le ragazze ad avere lo stesso rischio dei coetanei maschi, mentre fino a pochi anni fa si registrava un rapporto di 2:1 a danno del sesso maschile”, ha aggiunto Gambaro.
È quindi consigliabile seguire una sana alimentazione, ma anche uno stile di vita in generale, come suggerisce Emanuele Croppi, Università di Firenze: “Le situazioni ambientali vanno sicuramente a interferire con fattori di tipo genetico. Se questi ultimi li conosciamo poco, sono invece ben chiari i fattori ambientali che favoriscono la malattia, a cominciare dalle abitudini alimentari ma anche dalla riduzione dell’attività fisica, quest’ultima soprattutto in relazione con l’eliminazione di alcune sostanze con la sudorazione. Anche se è chiaro che l’attività fisica non è la cura della calcolosi”.
Inoltre, uno stile di vita salutare non riduce soltanto il rischio di calcoli, ma anche di altre patologie. “I calcoli sono sempre stati trattati chirurgicamente, ma da alcuni decenni alla chirurgia si è associato sempre più anche un approccio medico. Questo perché emergono evidenze come questa malattia si leghi ad altre condizioni, come l’ipertensione, la sindrome metabolica, la gotta e le malattie dell’osso”,ha proseguito. “I calcoli sono molto più frequenti in persone con queste patologie, e trattare queste malattie determina anche un miglioramento della malattia calcolotica. Quindi un approccio medico è fondamentale”.
                                                                                                                                                                            
Anche perché la calcolosi è stata ormai collegata al rischio di sviluppare altre patologie. Infatti, se  viene considerata dalla maggioranza come una condizione circoscritta, seppur dolorosa, che si risolve con l’eliminazione del calcolo, non è così per gli esperti mondiali, i quali hanno la correlazione tra calcolosi e patologie cardiovascolari. In particolare, dati recenti dimostrano che c’è una relazione significativa sottolineato tra presenza di calcoli, o la loro presenza in passato, e rischio di un futuro evento cardiovascolare, come un infarto o un ictus. “Non si è certi delle cause alla base di questa associazione. E’ però assodata la relazione calcolosi/ipertensione (i calcolotici sono spesso ipertesi), calcolosi/dislipidemie e calcolosi/gotta”, ha spiegato ancoraGambaro. “Probabilmente alla base di queste condizioni ci sono le medesime abitudini alimentari scorrette. L’insorgenza di calcoli potrebbe rappresentare quindi una sorta di spia che segnala un “disordine” nell’organismo che vale la pena indagare. Un’altra ipotesi interessante associa l’insorgenza di calcoli e di disturbi cardiovascolari ai problemi di metabolismo osseo. E’ molto frequente che i calcolotici presentino una decalcificazione delle ossa. Quando succede questo, il calcio perso dall’osso ha vari destini: uno è di andare nel rene e di fare calcoli, un altro è di andare nei vasi sanguigni, calcificandoli, rendendoli più rigidi e quindi determinando un maggior rischio cardiovascolare”.

09 aprile 2013
© Riproduzione riservata

Altri articoli in Scienza e Farmaci

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWS LETTER
Ogni giorno sulla tua mail tutte le notizie di Quotidiano Sanità.

gli speciali
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001

Sede legale:
Via Giacomo Peroni, 400
00131 - Roma

Sede operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari

Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto

Tel. (+39) 06.89.27.28.41

info@qsedizioni.it

redazione@qsedizioni.it

Coordinamento Pubblicità
commerciale@qsedizioni.it
    Joint Venture
  • SICS srl
  • Edizioni
    Health Communication
    srl
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013

Riproduzione riservata.
Policy privacy