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Protesi della mano. Accordo tra Campus BioMedico di Roma e Inail per sviluppare una nuova generazione


Sviluppare e rendere fruibile una protesi di mano ad alta tecnologia, basata sull’uso d’interfacce neurali, che le permettano di dialogare direttamente con il cervello del soggetto amputato. È questa la sfida del progetto di ricerca di Campus Bio-Medico di Roma e Centro Protesi Inail di Vigorso di Budrio (Bo). Accordo durerà 3 anni. Ogni anno 3.600 amputazioni o malformazioni riguardano l’arto superiore.

02 APR - Dopo il successo del progetto LifeHand2 ora si punta a rafforzare ulteriormente la rete italiana di competenze cliniche e di ricerca. Coinvolti anche l’ITT di Genova e la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Ogni anno 3.600 amputazioni o malformazioni riguardano l’arto superiore. Sviluppare e rendere fruibile una protesi di mano ad alta tecnologia, basata sull’uso d’interfacce neurali, che le permettano di dialogare direttamente con il cervello del soggetto amputato. È questa la sfida del progetto di ricerca che vede da oggi uniti l’Università Campus Bio-Medico di Roma e il Centro Protesi Inail di Vigorso di Budrio (Bologna). L’accordo triennale, finanziato da Inail, è stato appena firmato questa mattina da Enrico Lanzone, Direttore del Centro Protesi, e da Andrea Onetti Muda e Paolo Sormani, rispettivamente Rettore e Direttore Generale dell’Ateneo.
 
Dopo le collaborazioni avviate negli ultimi mesi con l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova, per mettere a punto una mano robotica, e con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, per realizzare un prototipo di falange di dito in grado di restituire sensibilità alla persona che indosserà la protesi, l’Inail aggiunge l’ultimo tassello al proprio piano di sviluppo della protesica di arto superiore. “Grazie a questa nuova collaborazione – sottolinea il Presidente dell’Inail, Massimo De Felice – l’Istituto rafforza ulteriormente il suo impegno sul fronte della ricerca di soluzioni tecnologicamente avanzate di cui possano beneficiare i suoi assistiti. Anche in questo caso, infatti, l’eccellenza del Campus Bio-Medico nell’ambito dell’innovazione scientifica è destinata a integrarsi efficacemente con l’esperienza applicativa maturata dal nostro Centro sul fronte della protesica e della riabilitazione”.
 
PPR2 – questo il nome del progetto partito oggi ufficialmente con la firma dell’accordo – ha in particolare come obiettivo lo sviluppo di connettori neurali capaci di rilevare il segnale neuro-elettrico per il controllo di protesi tecnologicamente evolute, restituendo alla persona amputata alcune forme di percezione “propriocettiva”, ovvero la possibilità di riconoscere la posizione della propria mano e del proprio braccio nello spazio e di ricevere informazioni sensoriali. Funzioni fondamentali per l'efficace controllo della protesi nella manipolazione quotidiana degli oggetti. Dall’attività di ricerca ci si attendono anche nuovi impulsi per il trattamento del cosiddetto dolore da arto fantasma, la sindrome neurologica che provoca forti dolori ai soggetti amputati, dando loro la sensazione di essere ancora in possesso dell’arto mancante e di avere questo arto come schiacciato da una pressa.
 
“Siamo molto contenti della partnership con Inail – spiega il Rettore Andrea Onetti Muda – perché ci consentirà di rendere concretamente applicabili su ampia scala i risultati dei nostri studi sulle protesi di mano sensoriale collegate con interfacce neurali al sistema nervoso. Inoltre, potendo disporre di spazi dedicati per i nostri ricercatori all’interno del Centro di Vigorso di Budrio, sarà più facile e immediato ottenere riscontri sulle ricerche e prendere spunto per eventuali nuove applicazioni”.
 
La firma dell’accordo avviene a due mesi dalla pubblicazione nella rivista Science Translational Medicine dei risultati ottenuti con la fase 2 del programma LifeHand. Un progetto europeo che, accanto a gruppi stranieri come l’EPFL di Losanna, ha visto coinvolti il Campus Bio-Medico di Roma e la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa proprio nell’impianto sperimentale e temporaneo di una protesi di mano biomeccatronica. Anche da questi risultati si tratta ora di ripartire per lo sviluppo di una soluzione impiantabile in modo definitivo. Il tutto, da oggi, con l’esperienza clinica del Centro Protesi dell’Inail, che conta 11.000 assistiti ogni anno. “Il progetto s’inserisce in un ampio piano di sviluppo della protesica di arto superiore riguardante dita, mano e braccio – spiega il Direttore del Centro, Enrico Lanzone – Un progetto che l’Inail, attraverso il Centro Protesi di Vigorso di Budrio, sta sviluppando con importanti istituti di ricerca. Ci proponiamo di sviluppare una serie di dispositivi innovativi e di soluzioni avanzate per migliorare e rendere più accessibili ai nostri assistiti i sistemi protesici per l’arto superiore” .
 
A confermare l’importanza del progetto appena avviato sono anche i dati forniti dal Ministero della Salute, secondo cui ogni anno in Italia sono oltre 3.600 i casi di malformazioni congenite degli arti superiori o di amputazioni, che in massima parte avvengono in ambito lavorativo. La mano, in particolare, è sede della maggior parte delle capacità sensoriali dell’uomo, oltre a permettere la presa e la manipolazione degli oggetti. L’attività di studio e di sviluppo, che si realizzerà sia nei laboratori del Polo di Ricerca del Campus Bio-Medico a Roma che presso il Centro Protesi dell’Inail a Vigorso di Budrio, sarà affidata alla direzione scientifica dei Professori Eugenio Guglielmelli, Silvia Sterzi e Loredana Zollo per l’Ateneo romano e degli Ingegneri Rinaldo Sacchetti e Angelo Davalli, e del Dottor Paolo Catitti per l’Inail.

02 aprile 2014
© Riproduzione riservata

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