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Diabete. Individuati i tre fattori di rischio che portano i pazienti alla dialisi in pochi anni

di Maria Rita Montebelli

Episodi di insufficienza renale acuta, glicemie fuori controllo e presenza di proteinuria: sono questi i tre fattori che possono portare un cinquantenne con diabete alla dialisi in 12 anni, mentre un coetaneo in buon compenso metabolico e senza fattori di rischio ha davanti a sé almeno altri 25-30 anni prima di arrivare ad uno stadio di insufficienza renale avanzato. Lo rivela una ricerca americana che sottolinea l'importanza del monitoraggio costante dei pazienti per individuare subito i tre fattori di rischio accelerato della funzionalità renale

22 NOV - I pazienti diabetici che presentino un episodio di insufficienza renale acuta, proteinuria e valori di glicemia fuori controllo, sono destinati ad andare incontro ad un declino accelerato della funzione renale, fino alla dialisi. A rivelarlo è una ricerca dell’università di Cincinnati presentata in questi giorni all’American Society of Nephrology Kidney Week a Chicago.
 
Lo studio ha preso in esame 3.679 soggetti con diabete di tipo 2  seguiti presso il Cincinnati Veterans Affairs Medical Center, seguiti per 10 anni. Durante il follow up, è stato analizzato l’andamento della funzionalità renale nei pazienti che presentavano tre fattori di rischio, insufficienza renale acuta, proteinuria e scompenso glicemico. A seconda della presenza o meno di queste condizioni la popolazione in studio è stata stratificata in tre gruppi; i soggetti che presentavano tutti e tre i fattori di rischio (gruppo ad alto rischio) e quelli che ne presentavano solo 1 o 2 (gruppo a rischio intermedio) sono stati quindi confrontati con una popolazione diabetica in buon compenso glicemico senza questi fattori di rischio.
 
“Un diabete non controllato – ricorda Charuhas Thakar, direttore della divisione di nefrologia, Kidney CARE Programma dell’Università di Cincinnati – rappresenta un importante fattore di rischio per la funzionalità renale. La glicemia fuori controllo porta ad un’accelerazione nella progressione del declino della funzionalità renale; la presenza di proteinuria rappresenta poi a sua volta un predittore indipendente di nefropatia nei soggetti diabetici.”
 
In pratica, un soggetto diabetico, senza gli altri fattori di rischio individuati da questa ricerca, a 50 anni presenta una funzione renale ridotta al 60%, che si andrà deteriorando di un ulteriore 1,9-2% l’anno; ciò significa che un cinquantenne con diabete ben compensato ha davanti almeno altri 25-30 anni di funzionalità renale sufficiente a tenerlo lontano dalla dialisi. Al contrario, un paziente con diabete non controllato, proteinuria e un recente episodio di insufficienza renale acuta presenterà un’accelerazione di perdita della funzionalità renale quantificabile intorno al 5% l’anno, fatto questo che lo porterà ad un’uremia in stadio terminale e quindi al trattamento dialitico nell’arco dei 12 anni successivi. La presenza di tutti e tre i fattori di rischio insomma accorcia le distanze verso la dialisi di almeno 18-20 anni.
 
“Si tratta di un’informazione molto importante – sottolinea Thakar - che dobbiamo dare sia ai pazienti che ai medici. Questo studio è il primo a esaminare l’impatto della presenza di tutti e tre questi fattori di rischio sul declino della funzionalità renale dei pazienti con diabete”.
 
Gli autori di questa ricerca ricordano che dei 29 milioni di persone affette da diabete negli Usa, almeno 1 su 3 presenta insufficienza renale. Peraltro i pazienti con diabete e insufficienza renale cronica sono tra i più esposti a presentare un episodio di insufficienza renale acuta durante un ricovero in ospedale. Thakar e colleghi invitano dunque i medici a trattare in maniera mirata e con grande attenzione i pazienti con diabete in presenza di questi tre fattori di rischio e di monitorarli in modo serrato.
 
“Dovremmo trovare un modo – sostiene Thakar – per monitorare questi tre gruppi di pazienti  in maniera diversa e di adeguare a seconda del livello di rischio le nostre terapie. Sarà necessario condurre ulteriori studi per valutare come modificare la traiettoria dell’insufficienza renale terminale nei soggetti a rischio di un declino accelerato, modificando i trattamenti già esistenti o scoprendone di nuovi”.
 
Maria Rita Montebelli

22 novembre 2016
© Riproduzione riservata

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