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In arrivo tassa per superalcolici e bevande gassate: 50 cent al litro e 2,5 cent a lattina


Le nuove imposte dovrebbero essere comprese nel nuovo "Patto per la Salute" e porterebbero 270 milioni alle casse dello Stato. Gli importi, al vaglio del ministero della Salute, sono stati anticipati oggi da Grazia Labate in un convegno a Roma sulla "dieta mediterranea.

20 APR - Si scoprono i primi dettagli sulla junk food tax che il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha annunciato che sarà introdotta nel nuovo Patto per la Salute. Ad anticiparli è stata oggi la ricercatrice in economia sanitaria ed ex sottosegretario alla Salute del Governo Amato, Grazia Labate, intervenendo a un convegno sulla dieta mediterranea promosso a Roma dal Lion Club (leggi l'intervento integrale).

Dunque, 50 centesimi al litro sui superalcoolici e 2,5 centesimi per ogni lattina di soft drink. Entrerebbero così circa 270 milioni di euro. È in questo che dovrebbe consistere, per quanto riguarda le bevande, la tassa di scopo che il ministro della Salute, in accordo con le Regioni, sta definendo con il nuovo Patto per la Salute. Che, secondo le stime, porterà nelle casse dello Stato circa 270 milioni di euro. Ma nella misura dovrebbero rientrare anche i cibi ad alto contenuto di grassi sui quali sono ancora in corso approfondimenti.

“È una strada giusta da perseguire con determinazione”, ha affermato Grazia Labate nel suo intervento. La tassa, secondo Labate, va però affiancata da “una adeguata strategia della presa in carico a livello territoriale, da parte di un modello di cure primarie e lotta alla cronicità di alcune patologie, che mi pare stia prendendo corpo nei tavoli tecnici di confronto Ministero Associazioni professionali e di categoria”.

Tutto questo per fare fronte a un fenomeno, l’obesità, che ha assunto dimensioni drammatiche. In Italia, nel 2009, secondo l’Istat, l’11,1% degli uomini e il 9,2% delle donne era obeso. Con quote più elevate nel Sud e nelle isole, 11,1%. Nel Nord e nel Centro Italia, le percentuali si equivalgono, 9,7% e 9,6%. La prevalenza negli adulti cresce con l’età fino alla fascia 65-74 anni, in cui si hanno i valori più elevati, 15,6%.

Ma basta guardarsi intorno per comprendere quanto il sovrappeso e l’obesità sia diffusa anche tra i giovani, con prospettive ancora più allarmanti per la salute dei futuri adulti e per la sostenibilità del sistema sanitario nazionale che dovrà averne cura. Nel 2010 era in sovrappeso il 23% dei ragazzi tra i 6 e i 17 anni ed era obeso l’11%, secondo i dati del progetto sui rischi comportamentali in età 6-17 anni promosso dal Ministero della salute, Centro nazionale per la prevenzione ed il controllo delle malattie, coordinato dall’ Iss.

Ben venga, dunque, la junk food tax, per Labate. “Una tassa di scopo, la proposi a luglio 2011, assieme a quella sul fumo, a proposito dei costi del Ssn, guardando a cosa succede negli altri paesi europei, giustamente non per fare cassa,o per avanzare odiose forme di copayment, ma per investire in primo luogo nella salute presente e futura, ridurre i costi correlati ad alcune cronicità, ma anche come incentivo alla produzione e consumo di cibi salutari a partire da frutta e verdure, contemperando ed equilibrando l’incidenza dell’IVA sui prodotti alimentari e favorendo le forme imprenditoriali di produzione e consumo di cibi salutari, insomma una sinergia efficace di politiche della salute in tutte le politiche, da quelle alimentari e di trasformazione, sino a quelle di trasporto pubblico, di rivisitazione urbanistica, di tempo libero e sport”.

Ma a pensarla così non è solo la ricercatrice oggi che oggi insegna a York (Inghilterra). Un sondaggio promosso dalla Coldiretti nei mesi passati rilevava che 8 italiani su dieci si dicono favorevoli all’introduzione di una tassa di scopo sullo junk food, per favorire prodotti alimentari più sani e per sviluppare investimenti verso produzioni più salutari ed imprese che favoriscano l’uso e i servizi a favore del consumo associato di prodotti alimentari salubri.

“È da mettere nel conto – ha affermato Labate - la protesta di alcune categorie di produttori che vedono il pericolo per le loro linee di prodotti, che vanno dalle merendine alle bevande analcooliche zuccherate, ma ci si può sempre sedere ad un tavolo comune e concordare tempi e metodi in grado di trovare forme incentivanti ad una nuova produzione e sviluppo e al tempo stesso evitare inasprimenti fiscali dei regimi IVA, se si lavora per un obiettivo comune”.

Dunque, non tasse per far cassa, ma tassa di scopo per la crescita di salute e di un nuovo sviluppo economico per il paese “che ne ha un tremendo ed urgente bisogno. Un paese che – ha concluso l’ex sottosegretario alla salute - ha il vantaggio di essere la culla della dieta mediterranea e che è tra i paesi più longevi al mondo, ha il dovere di ridurre lo spread tra longevità e cronicità, di cui l’obesità e le patologie correlate sono una variabile determinante dei costi umani, economici e di salute”.
 

20 aprile 2012
© Riproduzione riservata


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