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Papa Francesco e la “cura dell’altro”: sanità, salute, presa in carico e compassione nelle encicliche del suo pontificato

di Giovanni Rodriquez

Papa Francesco ci ha lasciato oggi. Il Pontefice ha sempre affermato con forza: la salute non può essere un privilegio. La sua visione rifiuta la logica del profitto e del mercato applicata al corpo umano. L’assistenza sanitaria deve essere pubblica, equa, accessibile a tutti, e ogni esclusione è una ferita alla fraternità universale. È un tema che ricorre nelle sue encicliche, nei messaggi per la Giornata Mondiale del Malato e nelle numerose udienze con operatori sanitari.

21 APR -

In un tempo in cui la salute è al centro delle preoccupazioni globali — tra crisi sanitarie, disuguaglianze e nuove sfide ambientali — Papa Francesco ha delineato, attraverso le sue encicliche, un pensiero profondo e coerente sul senso del prendersi cura dell’altro. Non solo dal punto di vista spirituale, ma anche umano, sociale e persino politico. Le sue parole toccano la sanità come sistema, ma soprattutto la salute come diritto e bene comune, e la cura come atto fondamentale di fraternità.

Nella sua enciclica Fratelli tutti (2020), Papa Francesco affida al Buon Samaritano la missione di essere figura guida del nostro tempo. Non è solo un racconto evangelico, ma un paradigma per ogni società che voglia dirsi umana: “In ogni momento della storia, ci troviamo di fronte alla scelta di essere passanti distratti o prossimi premurosi.” Con questa immagine potente, il Papa denuncia un mondo che spesso ignora il dolore altrui e invita a una sanità che non sia solo gestione di strutture e risorse, ma luogo di prossimità, accoglienza e giustizia. Una sanità che sappia accogliere i migranti, i poveri, i malati cronici, senza trasformarsi in sistema escludente.

In Laudato si’ (2015), Francesco porta l’attenzione sull’ecologia integrale: non c’è salute umana senza salute della Terra. L’inquinamento, il degrado urbano, la mancanza di accesso all’acqua e a cibo sano sono, per il Pontefice, ferite alla dignità e alla salute dell’uomo, soprattutto dei più vulnerabili.

“L’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme.” Una denuncia che mette in discussione i modelli economici predatori e invita anche i professionisti sanitari a prendere parte attiva nella difesa del creato, perché ogni malattia sociale o ecologica si riflette nel corpo e nell’anima delle persone.

Papa Francesco ha più volte ribadito, dentro e fuori le encicliche, il valore della professione medica come vocazione. Non semplice esercizio tecnico, ma missione di prossimità. Nella recente Dilexit nos (2024), riflettendo sull’amore che salva, il Papa parla della cura come espressione concreta dell’amore cristiano: “L’amore che guarisce è quello che si fa carne, che non fugge di fronte alla fragilità altrui.” Medici, infermieri, psicologi e tutti coloro che lavorano nella sanità diventano così testimoni della compassione, chiamati a non cedere alla burocrazia né alla freddezza della routine, ma a preservare uno sguardo umano sul paziente, sempre.

Francesco lo afferma con forza: la salute non può essere un privilegio. La sua visione rifiuta la logica del profitto e del mercato applicata al corpo umano. L’assistenza sanitaria deve essere pubblica, equa, accessibile a tutti, e ogni esclusione è una ferita alla fraternità universale. È un tema che ricorre nelle sue encicliche, nei messaggi per la Giornata Mondiale del Malato e nelle numerose udienze con operatori sanitari.

La fede, conclude Papa Francesco in Lumen fidei (2013), apre alla relazione e all’incontro: non si può credere senza amare, e non si può amare senza curare. La salute, nel pensiero del Pontefice, non è solo assenza di malattia, ma pienezza di vita, che si costruisce nella cura reciproca, nell’ascolto, nella giustizia. Un pensiero che interpella credenti e non credenti, medici e politici, pazienti e cittadini. Perché, in fondo, la vera guarigione comincia dal riconoscere il volto dell’altro come fratello.

Giovanni Rodriquez



21 aprile 2025
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