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Anziani e pandemia. Geriatri: “Rsa, Piano vaccinale battaglia vinta. Ma serve un geriatra in ogni struttura”


“Ora si può guardare al futuro con maggiore serenità” ha detto il presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg) Landi, ma bisogna anche “rafforzare le cure a domicilio e un ‘anagrafe’ dei più fragili da raggiungere con la telemedicina”. Resta ancora da raggiungere con il vaccino il 5,6% degli over 70

28 GEN - Hanno pagato il prezzo più alto, più fragili e più colpiti dal virus fin dall’inizio della pandemia, oggi la maggioranza degli over 70 è ben protetta grazie al 92% della copertura vaccinale che ha visto nelle Rsa una priorità, trasformandole da focolai a luoghi tra i più sicuri e tutelati dal contagio. Così per gli anziani si può ora guardare al futuro con maggiore serenità. A patto di raggiungere con i vaccini i circa mezzo milione di over 70 che ancora mancano all’appello (5.6% dei 10.467.00 over 70 italiani), ma anche di evitare che l’isolamento peggiori una situazione già frequente di fragilità cognitiva e fisica.
 
Lo sottolineano gli esperti della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg), tracciando un bilancio su come è cambiata la vita degli anziani a due anni da quel 30 gennaio, in cui venivano diagnosticati i primi due casi di Covid-19 nel nostro Paese su una coppia di turisti cinesi.
 
“Oggi l’età media dei ricoverati in reparti ordinari e di terapia intensiva sta scendendo e gli over 65 – osserva Francesco Landi, presidente Sigg – pur restando soggetti fragili e a rischio a causa dell’età e della frequente conpresenza di più patologie, grazie alle vaccinazioni sono ben protetti dalle conseguenze più gravi del contagio. A oggi il 92,4% degli over 70 ha completato il ciclo vaccinale, inoltre le nuove regole per l’accesso alle Rsa, che richiedono il green pass rafforzato hanno messo in sicurezza anche i più fragili fra gli anziani. Resta tuttavia da raggiungere con il vaccino il 5,6% degli over 70, oltre 500mila persone che sono ad altissimo rischio in caso di contagio, e dobbiamo trovare una nuova normalità per tutti gli anziani, fatta di minor isolamento e socialità in sicurezza”.
 
Il successo della campagna sta consentendo un lento ritorno alla normalità ma la vita degli anziani è cambiata molto in questi due anni, come spiega Landi: “Quest’anno le restrizioni sono diminuite rispetto allo scorso inverno per chi è vaccinato, tuttavia le regole e le cautele, doverose per proteggere la salute dei più fragili, hanno avuto e possono continuare ad avere un impatto maggiore sul benessere fisico e cognitivo degli anziani. L’isolamento infatti da una parte riduce il livello di attività fisica con conseguenze negative soprattutto per chi soffre di patologie come osteoporosi, artrosi, malattie neurologiche come il Parkinson, diabete, malattie cardiovascolari; dall’altra peggiora il tono dell’umore e la performance cognitiva, con ripercussioni sul benessere emotivo perché l’anziano può percepire più acutamente la perdita di contatti sociali dovuta alle rinunce imposte dalla pandemia, da un pranzo in famiglia a una visita dei nipotini. È perciò fondamentale, ora, fare in modo che gli anziani possano tornare all’attività fisica e alla socialità pur nel rispetto delle regole che ne tutelino la sicurezza, perché proprio movimento e relazioni sono i ‘farmaci’ che assieme ai vaccini potranno consentirci di uscire dalla pandemia”.
 
L’inserimento delle Rsa tra le priorità dei programmi di vaccinazioni ha consentito di trasformare queste strutture, da focolai con innumerevoli casi nei primi mesi di pandemia, a strutture tra le più sicure e protette dal contagio, grazie ai vaccini obbligatori per i professionisti sanitari e per i visitatori. “Le Rsa, dopo i problemi iniziali in cui sono emerse con evidenza molte loro fragilità, hanno dimostrato di poter essere luoghi sicuri – osserva Landi - Una loro riorganizzazione per renderle più omogenee su tutto il territorio nazionale e, per esempio, rendere ovunque obbligatoria la presenza di geriatri o infermieri notturni, è ora importante per elevare ulteriormente gli standard”.
 
Il progetto GeroCovid Sigg, nato per capire l’impatto della pandemia nelle Rsa tenendo conto di numerosi indicatori organizzativi e di salute, sta costituendo un valido aiuto in questo senso perché sta indicando con chiarezza i punti di forza e di debolezza del sistema, su cui agire non solo perché non si ripetano gli errori della primavera di due anni fa, ma anche per migliorare l’assistenza a lungo termine degli anziani: “Dovremo tuttavia ripensare l’intero sistema dell’assistenza – prosegue Landi – perché sia finalmente adeguato alle reali esigenze degli anziani, per esempio aumentando l'offerta di servizi a domicilio oppure in strutture intermedie che possano ridurre l'istituzionalizzazione dopo eventi acuti, riattivando percorsi di cura ambulatoriali e di Day Hospital, ma anche promuovendo la formazione in geriatria in medicina e nelle professioni sanitarie. Il Pnrr prevede tutto questo, dalla riorganizzazione dei servizi territoriali e delle cure domiciliari al potenziamento delle strutture deputate alla riabilitazione per il recupero delle funzionalità residue, fino a una ‘anagrafe’ degli anziani più fragili da poter raggiungere con la telemedicina e in rete con i medici di famiglia: se tutto questo sarà realizzato, potrà essere senza dubbio un’eredità positiva della pandemia”.
 

28 gennaio 2022
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