Il Rapporto Salute Mentale 2020: dati molto interessanti. Ma adesso?
di Claudio Maria Maffei
01 APR -
Gentile Direttore,
ieri qui su QS è stato presentato il
Rapporto salute mentale 2020 assieme ad una
nota di sintesi. Questo rapporto costituisce uno strumento importante di analisi di una delle fragilità con cui il Servizio Sanitario Nazionale di deve confrontare e con cui si debbono confrontare centinaia di migliaia di famiglie italiane. Nel 2020, anno in cui la richiesta di prestazioni si è fortemente abbassata a causa della pandemia, l’utenza dei Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) supera le 700.000 unità (728.338), mentre nel
Rapporto salute mentale 2019 superavano le 800.000 unità.
Questo dato della forte diminuzione della utenza dei costituisce un importante segnale d’allarme visto che i problemi nell’area della salute mentale nel corso della pandemia si sono fortemente accentuati come ricordato qui su QS da
Massimo Cozza commentando un
Rapporto dell’OCSE sul tema.
Come sempre i dati del rapporto troveranno un commento attento da parte degli specialisti, da sempre attenti alla dimensione di sanità pubblica dei problemi della salute mentale, come testimoniato dai contributi della
Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica.
Quello che mi interessa sottolineare qui è l’importanza di verificare che questi rapporti guidino poi concretamente le scelte di politica sanitaria sia a livello nazionale che, e direi soprattutto, a livello regionale. Infatti, uno degli elementi che emerge costantemente dai Rapporti salute mentale annuali (vedi qui anche
quello del 2018) è la grande disomogeneità nella offerta di servizi da parte delle varie Regioni.
Lo evidenziano bene due indicatori sicuramente tra i più significativi: il personale dei DSM disponibile ogni 100.000 abitanti e la spesa pro-capite. Usando come finestra i dati della Regione Marche per entrambi gli indicatori il valore negli anni rimane sempre al di sotto del dato medio nazionale.
Ad esempio nel Rapporto 2018 il costo pro-capite era stato di 63,0 euro contro un dato medio nazionale di 78,1 e nel 2020 è rimasto al di sotto del dato medio nazionale (64,8 contro 67,5). Ma soprattutto tra il 2018 e il 2020 è diminuito il tasso di operatori del DSM ogni 100.000 abitanti passato da 46,5 a 44,5 (dato medio nazionale 51,7 nel 2018 e 57,4 nel 2020).
La domande a questo punto sono tante, tra cui ne scelgo due:
- come si rapportano i dati del Rapporto salute mentale con il sistema di monitoraggio dei LEA attualmente fatto con il
Nuovo Sistema di Garanzia?
- come le Regioni vengono chiamate ad utilizzare le indicazioni del Rapporto?
Per quello che riguarda il Nuovo Sistema di Garanzia (e cioè quel sistema di indicatori con cui il Ministero valuta le performance regionali) tra i 22 indicatori core scelti ce n’è uno per l’area della salute mentale e cioè la percentuale di ricoveri ripetuti in psichiatria sul totale dei ricoveri per patologie psichiatriche (indicatore D27C). Valutata in questo modo la Regione Marche “fa un figurone” con una percentuale di riammissione entro trenta giorni del 7,0% contro un dato medio nazionale di 13,5.
Del resto anche col vecchio sistema di monitoraggio dei LEA con gli indicatori della
cosiddetta Griglia che usavano come indicatore per l’area della salute mentale il numero di assistiti presso i Dipartimenti di salute mentale per 1.000 residenti le Marche ne uscivano benissimo con gli
ultimi dati ufficiali 2019 al punto da essere recentemente
incluse tra le Regioni benchmark. Siamo proprio sicuri che tra i tanti indicatori quello dei ricoveri ripetuti sia più valido degli indicatori strutturali sulle risorse dei DSM? Io ho forti dubbi.
Seconda questione? Cosa se ne fanno le Regioni dei dati del Rapporto salute mentale? Soprattutto cosa se ne fanno quelle su cui i dati del Rapporto gettano una luce quantomeno critica? La risposta è che possono non farci niente, tanto più se non vengono utilizzati nel sistema di monitoraggio dei LEA e quindi se non hanno ricadute in termini di valutazione della performance e soprattutto di finanziamento.
Le Marche, Regione che ha la sfortuna di essere continuamente sotto la mia osservazione, non ne hanno mai fatto niente al punto che la precedente Giunta di centro-sinistra pur avendo messo in testa al
suo programmal a salute mentale e la neuropsichiatria infantile poi in cinque anni non se n’è mai occupata.
A proposito, a quando un Rapporto neuropsichiatria infantile, area se mai fosse possibile ancor più critica?
Claudio Maria Maffei
01 aprile 2022
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