l’Italia si è astenuta di fronte al primo accordo globale per prevenire e affrontare future pandemie. Non ha votato contro: ha scelto di non scegliere, di non esserci, di tirarsi indietro proprio nel momento in cui serviva assumersi una responsabilità chiara.
Il Governo lo ha fatto appellandosi alla “sovranità nazionale”, fingendo di difendere un principio che nessuno aveva minacciato — perché il testo dell’accordo, ribadisce esplicitamente che ogni decisione resta nelle mani degli Stati.
I punti chiave dell'Accordo pandemico includono: un approccio integrato One Health, il rafforzamento dei sistemi sanitari nazionali, la promozione della produzione locale di vaccini e strumenti medici, la creazione di un sistema multilaterale di accesso e condivisione dei patogeni e dei benefici (PABS), e l’istituzione di una rete globale di logistica e approvvigionamento. Il trattato punta sull’equità, la trasparenza e la cooperazione tra gli Stati, in particolare per sostenere i Paesi a basso e medio reddito.
Nessuna cessione di potere, nessuna ingerenza, nessuna imposizione: solo la proposta, ragionevole e necessaria, di costruire insieme una risposta più equa, più rapida, più trasparente alle prossime crisi sanitarie globali.
Quello che nei convegni partecipati dal mondo scientifico si chiama “Planetary Health”.
Dunque, perché l’astensione? Per non perdere il consenso di chi ha fatto della paranoia sanitaria il proprio capitale elettorale?
È sbagliato ora chiamarsi fuori.
Non è difesa della libertà. E non è nemmeno una scelta neutra: è un atto di irresponsabilità che condanna l’Italia a un ruolo marginale proprio nel campo dove ha sempre dato un esempio avanzato di sanità pubblica.
Dott. Aldo Grasselli
Segretario Nazionale Sivemp