L’aborto è un atto medico. Quando lo si comprenderà anche in Italia?
di Anna Pompili e Mirella Parachini
28 APR -
Gentile Direttore,
Il 22 aprile 2020 si è svolta la V Giornata Nazionale per la Salute della Donna, un appuntamento promosso e sostenuto dal Ministero della Salute, che nella pagina dedicata ad essa, ci informa, con
una videoregistrazione della sottosegretaria Zampa, dell’istituzione di una pagina specifica dedicata alla “salute della donna ai tempi del CoViD-19”.
In questa pagina gli esperti informano le donne italiane sull’infezione da Coronavirus e sui meccanismi per i quali, grazie all’importante ruolo degli estrogeni, esse sono maggiormente protette dall’infezione e dalle sue complicazioni rispetto agli uomini. La pagina informa inoltre sull’impatto che sta avendo la pandemia nell’ambito della salute delle donne, in particolare su violenza di genere, depressione, allattamento, percorso nascita. A tal fine, sempre in occasione della Giornata per la Salute della Donna, è stato istituito un numero verde, chiamando il quale si possono avere informazioni –ci sono ben cento dottoresse pronte a rispondere- sulla salute delle donne ai tempi del coronavirus.
Certamente la pandemia ha un impatto specifico sulla salute delle donne. Per questo motivo, lo stesso
Istituto Superiore di Sanità ha dedicato una sezione del suo sito a questi argomenti, riportando studi e raccomandazioni su gravidanza, parto e allattamento. Mentre negli altri paesi europei le società scientifiche e i Ministeri della Salute producevano raccomandazioni e indicazioni specifiche su questi temi ma anche su aborto e contraccezione, in Italia questi due ultimi aspetti, fondamentali nell’ambito della salute riproduttiva, sono stati incomprensibilmente ignorati, fatta salva
una precisazione del Ministero che ha ricordato a tutti come le IVG, essendo urgenze indifferibili per i limiti di tempo imposti dalla legge 194, non possono essere rimandate.
Intanto la pandemia, almeno in alcune aree del nostro paese, ha reso più complessa la possibilità di interrompere volontariamente una gravidanza. In molte regioni non è stato più possibile accedere alla procedura farmacologica, e i tempi si sono allungati. Dopo le sollecitazioni della società civile e delle associazioni che nel nostro paese si occupano di diritti riproduttivi, le stesse società scientifiche SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) e AOGOI (Associazione dei Ginecologi e Ostetrici Ospedalieri Italiani), riprendendo l’appello della rete italiana pro-choice RICA (Rete Italiana Contraccezione e Aborto),
hanno sollecitato un pronunciamento chiaro del Ministero della Salute al fine di modificare le linee di indirizzo sull’aborto farmacologico.
La V giornata Nazionale della Salute della Donna è l’ennesima occasione persa per dimostrare un impegno reale in questo campo: ancora oggi, infatti, nel nostro paese si guarda alla salute delle donne con i paraocchi imposti dall’ideologia dei “fertility days”. Lo stesso vale per la “Fondazione Atena Onlus”, con la cui collaborazione sono state istituite ed organizzate le Giornate Nazionali per la Salute delle Donne. Abbiamo provato a digitare sul sito della Fondazione “interruzione volontaria di gravidanza”, “aborto”, “IVG”. La risposta è sempre stata la stessa: “sorry, nothing found”.
Perché si sa, aborto e contraccezione sono cose brutte, sono argomenti divisivi, che possono offendere la sensibilità di tanti benpensanti; soprattutto, sono cose che si possono fare, la legge le permette dal 1978, ma per farle bisogna penare tra mille difficoltà, bisogna soffrire, perché chi fa questa scelta in qualche modo deve essere punita. Ed è certamente una punizione il calvario dell’aborto farmacologico così come previsto dalle linee di indirizzo del ministero, che da più parti, da innumerevoli anni, si chiede di modificare.
A dieci anni dall’introduzione dell’aborto farmacologico, è tempo di porre fine a queste storture che fanno dell’Italia un caso ridicolmente unico al mondo, riportando l’interruzione di gravidanza al campo che le è proprio, quello della medicina. Perché, bisogna ricordarlo sempre, l’aborto è un atto medico, dal quale religione e politica devono tenersi fuori, se davvero abbiamo a cuore la salute delle donne.
Anna Pompili e Mirella Parachini
Ginecologhe AMICA (Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto)
28 aprile 2020
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