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No ai Pro-Vita nei consultori torinesi

di Associazione “Chi si cura di te?”

15 GIU - Gentile Direttore,
alla fine l’hanno avuta vinta. Nonostante le numerose preoccupazioni formulate dai movimenti femministi, il primo giugno 2021 le associazioni pro-vita hanno ottenuto di essere inserite all’interno dei consultori dell'Asl città di Torino.

A livello locale, anziché un passo avanti aderendo alle nuove Linee guida ministeriali che prevedono la somministrazione di RU486 all’interno dei consultori in day-service, la Regione ha deciso di fare un passo indietro per quanto riguarda l’accesso libero delle donne all’aborto.

Come professioniste e professionisti sanitari e, in particolare, come mediche e medici non possiamo non esprimere forte preoccupazione ed una netta disapprovazione dalle scelte dei firmatari la delibera: dott.ssa Eva Colombo, dott. Stefano Taraglio, Dott. Carlo Picco e Sign.ra Antonietta Raineri.

Sottolineiamo che le associazioni in questioni hanno dichiarato di possedere “requisiti minimi soggettivi e tecnico amministrativi, nonché i necessari requisiti di professionalità personale”, questi requisiti richiesti non sono però stati resi noti.

In seguito a indagini svolte a livello mondiale da associazioni quali, ad esempio, OpenDemocracy, a livello Europeo e nell’OMS si sono espresse forte preoccupazioni rispetto all’attività dei CAV e dei movimenti per la vita all’interno dei loro spazi e degli spazi destinati ai servizi sanitari.

A livello formativo, infatti, si è visto che nei corsi di formazione i volontari vengono invitati a rallentare l’accesso delle donne non solo all’aborto, ma anche alla contraccezione di emergenza, non solo utilizzando linguaggio volto a colpire emotivamente le donne (“Capisco che lei sia vittima di violenza, ma se ora abortisce farà lei stessa una violenza”), ma anche attraverso vere e proprie menzogne antiscientifiche (“Una gravidanza può guarire la leucemia”, “Un aborto renderà il suo partner omosessuale”, “Non può accedere all’aborto senza il consenso del partner”).

In un contesto già gravato da un alto tasso di obiezione di coscienza, dalle difficoltà economiche della mancanza di wellfare a tutela delle donne in gravidanza (ricordiamo che il 98% dei licenziamenti del 2020 sono state donne), dalla violenza quotidiana di genere della nostra società, imporre l’inserimento dei movimenti per la vita nei luoghi di salute pubblica è un ulteriore insulto alle donne.

La scelta non deve essere se aumentare personale volontario per la vita, l’aborto non è una questione di due campane da ascoltare, quindi non è necessaria la presenza di personale volontario che induca a scegliere diversamente. Il counseling pre-aborto viene svolto dal personale addetto, in caso di gravidanze difficili dal punto di vista socio-economico le persone gestanti andrebbero indirizzate a personale formato con criteri univoci e certificati, che siano assistenti sociali o personale sanitario, in grado di mantenere una professionalità neutra e scevra da credenze religione.

Per questo motivo abbiamo lanciato un appello chiedendo a tutte e tutti i colleghi Torinesi e Piemontesi di opporsi con noi a questa decisione dell’ASL CdT, che rappresenta un precedente da scongiurare che avrebbe gravissime conseguenze sull’assistenza alle donne.

Uniti oggi per una medicina che sia con le donne e per le donne.

Associazione "Chi si cura di te?"

15 giugno 2021
© Riproduzione riservata

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