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Veneto. Anaao ricorre contro cessione Ospedale S. Antonio di Padova: “Lede il diritto alle cure per 420 mila cittadini”

Il sindacato ha depostitato ieri il ricorso contro la delibera della Giunta nella parte in cui prevede il passaggio dell’ospedale S. Antonio dall’Azienda ULSS 6 Euganea all’Azienda Ospedale-Università di Padova entro il 31 dicembre 2020 e di ogni altro atto o provvedimento connesso per presupposizione e/o consequenzialità. “Un atto programmatorio regionale non coerente e non rispettoso della stessa normativa regionale vigente, errato, illogico ed irrazionale, che produce un grave danno”


27 LUG - ANAAO-ASSOMED Associazione Sindacale Medici Dirigenti del Veneto in persona del Segretario regionale dott. Adriano Benazzato ha fatto depositare ieri dai propri consulenti legali, avv. Federico Pagetta e avv. Andrea Scuttari, al TAR di Venezia il ricorso per l’annullamento della deliberazione della Giunta regionale del Veneto n. 614 del 14.05.2019, pubblicata sul B.U.R. n. 55 del 28.05.2019, e dei relativi allegati, avente ad oggetto “Approvazione delle schede di dotazione delle strutture ospedaliere e delle strutture sanitarie di cure intermedie delle Aziende Ulss, dell’Azienda Ospedale-Università di Padova, dell'Azienda Ospedale Universitaria Integrata di Verona, dell’Istituto Oncologico Veneto - IRCCS, della Società partecipata a capitale interamente pubblico "Ospedale Riabilitativo di Alta specializzazione" e degli erogatori ospedalieri privati accreditati. L.r. 48/2018 "Piano Socio Sanitario Regionale 2019-2023". Deliberazione n. 22/CR del 13 marzo 2019”, nella parte in cui prevede il passaggio dell’ospedale S. Antonio dall’Azienda ULSS 6 Euganea all’Azienda Ospedale-Università di Padova entro il 31 dicembre 2020 e di ogni altro atto o provvedimento connesso per presupposizione e/o consequenzialità.
 
“La cessione – rileva l’Anaao - dell’Ospedale S.Antonio, in comodato d’uso gratuito (leggi clinicizzazione), alla Azienda Ospedale Università di Padova rappresenta, per ANAAO ASSOMED, un atto programmatorio regionale non coerente e non rispettoso della stessa normativa regionale vigente, errato, illogico ed irrazionale, che produce un grave danno, come si avrà modo di apprendere ed approfondire nel testo del ricorso allegato: una diretta lesione del diritto alla salute e al sistema delle cure a media e bassa complessità per 420.000 cittadini padovani e un’irrimediabile lesione dei diritti e delle aspettative lavorative degli appartenenti all’area della dirigenza medica ospedaliera, in particolar modo del diritto alla progressione in carriera. Non si tratta, pertanto, come si cerca e si vorrebbe far intendere alla popolazione, solamente di attribuire la possibilità di utilizzare un bene immobile a un soggetto (Azienda Ospedale Università) rispetto ad un altro (Azienda ULSS 6 Euganea) senza che “nulla cambi nella sostanza e nel tempo”. Non stanno assolutamente così le cose in base alla documentazione in materia in nostro possesso ed alla normativa vigente, anche regionale, e chi produce in modo questo tipo di affermazioni, pertanto, “mente spudoratamente sapendo di mentire”, magari anche in malafede, o è un ignorante in materia nel senso latino del termine o è giocoforza obbligato a farla per il ruolo che riveste o il particolare contesto in cui si trova. Emergono con chiarezza diverse criticità dal provvedimento impugnato”.
 
“E’ drastico – prosegue - il taglio dei posti letto per acuti “per patologie a bassa e media complessità” rapportato al numero complessivo previsto per l’ULSS 6 “Euganea”, che passa dai 1495 previsti nelle precedenti schede ospedaliere del 2013 ai 1258 posti letto previsti nelle schede del quadriennio 2019-2023, con un saldo negativo di ben 237 posti letto, 224 dei quali riconducibili all’ospedale Sant’Antonio Al testé indicato ingente taglio dei posti letto per acuti presso l’ULSS 6 Euganea fa da contraltare un rilevantissimo aumento dei posti letto destinati all’Azienda Ospedale-Università, i quali passano da 1398 a 1652, con un saldo positivo di 254 posti letto”.
 
L’Anaao “evidenzia che tutto questo non si tratta di una sorta di semplice ed innocuo “travaso” di posti letto senza conseguenze tra l’Azienda ULSS 6 e l’Azienda Ospedale Università ma si tratta di un vero e proprio taglio delle prestazioni territoriali a media e bassa complessità o, detto altrimenti, delle prestazioni sanitarie più ordinarie che l’ordinamento prevede debbano essere erogate direttamente sul territorio, a favore di quelle ad alta e ad altissima complessità (le quali per natura devono essere erogate da centri all’uopo dedicati e in forma accentrata) che per definizione sono destinate a una platea di utenti regionale e nazionale, e quindi non destinati a rispondere alle esigenze del territorio e men che meno a quelle rappresentate dalla Conferenza dei Sindaci che non avrà da subito più voce in capitolo. Situazione grottesca ed assurda per i 420.000 cittadini del Comune di Padova e dei 19 comuni della cintura i cui sindaci, in particolare per quello di Padova, che dovrebbero poter, per normativa vigente, e voler rappresentare i bisogni sociosanitari e le istanze della loro popolazione residente nel territorio che li ha eletti, ma anche di quella parte che non li ha eletti. Li avete sentiti e visti in queste settimane? Un assordante ed imbarazzante silenzio. Di fatto l’Ospedale Sant’Antonio sarà sottratto ai 421.000 cittadini padovani per essere destinato all’erogazione delle cure ad alta e altissima complessità con ovvie ripercussioni negative soprattutto per pazienti cronici e quelli che necessitano di prestazioni di media e bassa complessità. La conseguenza inevitabile di questa falcidia di posti letto a medio-bassa complessità sarà che i 421.000 cittadini padovani saranno costretti a rivolgersi alle altre strutture ospedaliere provinciali dell’ULSS 6 “Euganea” (Piove di Sacco, Schiavonia, Camposampiero e Cittadella) e augurarsi di ottenere la prestazione. Ciò perché parallelamente le schede ospedaliere approvate con la delibera giuntale impugnata non prevedono un corrispondente incremento di posti letto per medio-bassa complessità spalmato sui rimanenti presidi ospedalieri spoke della provincia”.
 
“Paradossale – continua -, inoltre, che nella documentazione non vi sia alcun riscontro o traccia di motivazione. Non si comprende, infatti perché mai il “Sant’Antonio” debba passare all’Azienda Ospedale Università di Padova stante la diversa funzione, natura e vocazione degli stessi. Né si comprende come ciò potrà avvenire e cosa ciò comporterà. Nulla è stato scritto in merito. Si naviga a vista. Altro punto non precisato volutamente oscurato, ma non per noi, sono i costi di tutta questa assurda ed irrazionale scelta programmatoria regionale che costerà ogni anno alle casse della AULLS 6 Euganea circa 55 milioni di euro, costo che si riverberà negativamente ma costantemente ogni anno solare sulle attività sanitarie e sociosanitarie della azienda sanitaria a tutto svantaggio dei cittadini residenti nel suo territorio. Tutti soddisfatti per questa irrazionale scelta programmatoria della regione? Sicuramente l’Università, il Presidente della V Commissione Consigliare Fabrizio Boron, non noi ANAAO ASSOMED che comprendiamo le conseguenze, non solo tecniche, dannose di tutto questo e presentiamo ricorso al TAR, certo non lo saranno nemmeno i 420.000 elettori padovani quando se ne accorgeranno e inizieranno a capire ma sarà troppo tardi”.

27 luglio 2019
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