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I podologi e le ortesi. "Noi tecnici ortopedici non accetteremo le loro prescrizioni" 

di Carlo Ricci

25 LUG - Gentile Direttore,
innanzi tutto grazie per aver riacceso le luci sul problema, che, anche se tocca noi professionalmente, dovrebbe essere importante per tutti gli operatori ed ancor più per i pazienti. Quello di prescrivere interventi di ortesi per il piede dovrebbe essere esclusivo compito del medico e francamente sorprende che questa benemerita categoria professionale non si sia espressa, finora, sulla delicatissima questione.
Per tornare a noi voglio precisarle quali saranno i nostri intenti al riguardo. Non intendiamo dare corso, qualora ci arrivassero, a prescrizioni redatte dal podologo, anche se sappiamo e temiamo che ciò non servirà, perché, alla luce della confusione creatasi in materia, quella categoria professionale che rispettiamo nei limiti dei loro ambiti naturali, potrà dare corso di attuazione alle prescrizioni da essa stessa redatte, realizzando da sé le ortesi autoprescrittesi, andando cosi inconsapevolmente ”contra legem”, visto che anche il Presidente dell’Associazione Nazionale Podologi afferma che quella dei podologi non può essere assimilabile ad una prescrizione medica così come, invece, richiesto dalle norme comunitarie.

Sorprende pure, infine, come il Ministero della Salute, organo preposto a dirimere questioni e dubbi di natura istituzionale lasci aperta a contestazioni ed interpretazioni una situazione che certamente può riverberarsi negativamente sui pazienti, con il rischio che si avvii una prassi non controllabile, con sovrapposizione di funzioni ed atti professionali tra professioni sanitarie mediche e non.
Che dire poi delle affermazioni del Presidente dei podologi; proprio a causa della confusione determinatasi, formula una serie di asserzioni, evidentemente opinabili, come, ad esempio, nel caso della sentenza TAR del Lazio del 2004 n.11517, che non è vero che dia ragione ai podologi e torto ai Tecnici ortopedici, basta leggerla ed interpretarla e ci si accorge che non è così.
Abbiamo assistito, nel corso degli ultimi 17 anni, a sentenze, pareri, contenziosi che di volta in volta prestavano il fianco ad ulteriori interpretazioni e, per tornare al parere del CSS, poteva essere quella, per autorevolezza ed ampiezza di approfondimento, la sede in cui si faceva chiarezza tenendo conto di quanto enunciato in passato anche in merito alla sopraggiunta disciplina dei dispositivi medici.
Noi, Tecnici Ortopedici sappiamo bene che cosa sia un dispositivo medico; infatti, in osservanza della direttiva europea 93/42, a fronte di una prescrizione medica, progettiamo, realizziamo e mettiamo in servizio ed in commercio un dispositivo medico tenendone memoria e producendo una fascicolazione tecnica e, tutto ciò lo facciamo con i requisiti di una professione sanitaria di aerea tecnico assistenziale.

Il manufatto che potrebbe realizzare il podologo è a tutti gli effetti un dispositivo medico ed il podologo non appartiene all’area tecnica, ecco, ancor di più, perché parliamo di attività incoerente con i contenuti del dettato normativo comunitario che il CSS doveva cercare di interpretare e comprendere per fare chiarezza e trasparenza.
Quindi vista l’attuale mancanza di certezze per gli operatori ed i pazienti, dobbiamo sperare che altri Organi Istituzionale deputati intendano cogliere quel testimone per dirimere, finalmente, la situazione venutasi a creare. Mi lasci formulare questo auspicio con la speranza di ricevere risposte in grado di dirimere la questione e non simili a quelle precedentemente inviateci.
Al presidente Montesi mi fa piacere, comunque, inviare i nostri più cordiali saluti.

Carlo Ricci
Presidente ANTOI
 

25 luglio 2012
© Riproduzione riservata

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